venerdì 28 novembre 2008

Non avere è meraviglioso!

Voglio tornare sul concetto di AVERE, ma solo per confonderti un pò le idee: Dio non voglia che tu debba mai dire, "Ah, ora ho capito tutto.": sarebbe la fine! Un paio di messe a punto fa dicevo che AVERE viene prima di ESSERE, ma ora dico che NON avere è bello! Un bel paradosso, non trovi?
Eppure questi due concetti non sono così contraddittori fra di loro. Ribadisco quello che ho detto, ma al tempo stesso aggiungo che se HAI già tutto quello che credi di VOLERE, e quindi non ti trovi mai in uno stato di carenza, non puoi desiderare di AVERE di più e, conseguentemente, non potrai mai ESSERE di più!
Accontentarsi di ciò che si HA e si E' è una sciocchezza e non c'è niente di nobile in questo. Assicurati soltanto che ciò che desideri sia davvero ciò di cui hai bisogno per crescere e non soltanto piaceri effimeri: di quelli puoi anche accontentarti.

giovedì 27 novembre 2008

Comunicare sicurezza

Abbiamo bisogno di sentirci costantemente rassicurati. Che le cose andranno bene, che possiamo fidarci, che siamo amati, che siamo considerati... è un bisogno basilare che se dovesse venir meno, a qualsiasi livello, tira fuori il peggio delle persone.
Pertanto, la prima cosa che dobbiamo fare quando comunichiamo è chiederci se ciò che stiamo dicendo rassicura la persona che ci sta davanti. Questo è particolarmente importante nella vendita, ma anche nella "semplice" comunicazione interpersonale. Se vogliamo costruire un rapporto sincero e profondo, basato sulla fiducia, l'altro deve sentirsi sicuro con noi e potrà sentirsi tale solamente se noi siamo trasparenti, se comunichiamo ciò che siamo.
Dove non sei totalmente trasparente? Cosa ti impedisce di esserlo? Cos'è importante che l'altra persona sappia o veda di te affinché si possa sentire sicura e, quindi, fidarsi?

mercoledì 26 novembre 2008

AVERE o ESSERE?

Non per riprendere il vecchio (!) quesito di Erich Fromm, ma secondo te, è più importante avere o essere? Essere, giusto?
Allora, cosa determina ciò che sei? La genetica, l'educazione, i tuoi talenti, le esperienze di vita, i sentimenti che ti sono stati trasmessi... tutte cose che hai AVUTO e che porti ancora dentro di te. Capisco che sia poco romantico, ma guardiamo i fatti: AVERE viene prima di ESSERE, poiché ciò che hai avuto e che hai fa di te ciò che sei. Certo, noi possiamo ESSERE tutto ciò che vogliamo... purché ci DIAMO ciò che ci serve per essere ciò che vogliamo.
Cos'hai bisogno di AVERE per diventare la persona che vuoi ESSERE? Più autostima, più amore, più divertimento, più leadership...? Trova il modo di prenderteli, perché chi SEI è determinato da ciò che DAI e non puoi dare ciò che non HAI. Per questo dobbiamo avere prosperità nella nostra vita: non è un lusso, ma un'esigenza del nostro esistere.

martedì 25 novembre 2008

Fa vedere chi sei!

La leadership non è qualcosa che tieni in cassaforte. Se non la esprimi è come se non esistesse... e sarebbe un peccato, perché c'è una gran fame di leadership autentica in giro.
Se ritieni di sapere o saper fare qualcosa che possa essere di beneficio ad altri, hai il dovere di divulgarlo: innanzitutto con l'esempio, ma se necessario, anche con le parole. Non devi essere né un grande oratore, né particolarmente istruito, né di un certo livello sociale. Devi solamente essere convinto della bontà di ciò che hai da dare e di come gli altri ne beneficeranno.
Comincia dal piccolo, dalla tua famiglia. Senza pontificare, cosa hai da offrirle ed in che modo ne trarrà vantaggio? Poi impegnati a portare avanti il tuo progetto. La leadership inizia da qui.

lunedì 24 novembre 2008

Nevica: che bello!... O no...?

Sii onesto: qual è stata la tua prima reazione, questa mattina, quando hai visto le strade innevate? E' stato un: "Ooooooh, che bello, la neve. Fantastico!", oppure un: "Dannazione, avevo un appuntamento e ci mancava solo questa stramaledetta neve! Non ho nemmeno messo su le gomme termiche!"... O ancora, dapprima hai esultato e poi ti sei lasciato prendere lentamente dalla negatività al pensiero dei problemi che la neve può dare.
Noi vorremmo che la vita fosse sempre senza imprevisti, fa parte della nostra natura, ed accettare il cambiamento è meno facile di quanto sembri. Diciamo le cose come stanno: il bambino che è dentro di te è andato in visibilio alla vista della neve, ma poi la razionalità, i problemi, il dover affrontare la dura realtà ha preso il sopravvento.
Lascia che le cose siano, oggi, non cercare di mantenere il controllo a tutti i costi e segui il flusso degli eventi. Goditela oggi. Se questa neve ti consente di uscire, okay, sennò te ne stai a casa a fare un pupazzo di neve e a divertirti come forse non succedeva da tempo. Fallirai se manchi ad un apputamento?

venerdì 21 novembre 2008

Sono gli altri a darti la carica

Quando cerchiamo di realizzare un progetto, solitamente siamo noi i soli beneficiari dei risultati che speriamo di avere. Finché le cose vanno bene, ci sentiamo carichi ed energizzati; ma quando si presentano i primi intoppi, proprio perché siamo focalizzati solo su di noi, ci abbattiamo.
Facci caso: le cose più grandi ed importanti sono sempre state realizzate da una grande persona, ma perché metteva al centro del suo interesse gli altri. Non faceva niente solo per sé, ma perché altri ne beneficiassero e per questo riusciva a superare gli inevitabili momenti di crisi.
Se hai dei progetti importanti da realizzare, non riguarda solo te. Cerca di capire come gli altri ne potranno beneficiare e lascia che sia questo pensiero a darti la carica.

giovedì 20 novembre 2008

Riprendi il controllo

Avere un atteggiamento positivo vero non è una questione di carattere, di educazione o di autocondizionamento. E' una scelta basata su fatti concreti. C'è solo una cosa che distingue colui che ha un atteggiamento negativo da chi ce l'ha invece positivo... e non riguarda gli eventi. Il primo ritiene di non poter far fronte alle vicissitudini della vita; il secondo è convinto di sì.
Non si tratta, però, di una convinzione campata in aria, bensì parte dalla volontà di prendere il controllo degli eventi. Il "negativo" dà forza agli eventi e conclude di non aver alcun potere su di essi. Il positivo dà forza a se stesso, valuta l'evento per quello che è e prende le contromisure, assumendo il controllo.
Qualunque sia la sfida che devi affrontare, non lasciarti bloccare da ciò che non puoi fare, ma analizza attentamente l'ostacolo e cerca di capire come lo puoi aggredire: hai le risorse per farlo.

mercoledì 19 novembre 2008

Perseverare, non ostinarsi

Riporto di seguito un breve commento di una lettrice a proposito di una messa a punto che diceva di insistere quando si presentano gli ostacoli.
"Ho letto la nota quotidiana sugli obiettivi, come il solito l'ho trovata interessante e vera, però non avevo mai considerato il fatto di insistere se lo sforzo appare eccessivo. Devo pensarci su..."
Siccome offre uno spunto interessante, voglio condividere con te la mia risposta:
Non ti so dire perché, ma pare proprio che un modo sicuro per sapere se stai perseguendo l'obiettivo giusto è verificare che non sia troppo facile, anzi. Forse avrai sentito parlare di Randy Pausch, quel professore americano morto di cancro qualche mese fa. Ha passato l'ultimo anno della sua vita in giro per le Università americane a dare lezioni di vita (è anche uscito un suo libro postumo e comunque ci sono bei filmati su internet, su Youtube, su questi seminari, anche con traduzione in italiano: vale la pena dare un'occhiata). Bene, Pausch diceva che gli ostacoli hanno un loro scopo preciso: sono lì per aiutarci a capire quanto sia veramente per noi importante il nostro obiettivo!
Concordo in pieno!
Ma forse il tuo dubbio è un altro: come faccio a distinguere tra perseveranza e ostinazione? Dico bene? Entrambi si focalizzano sull'obiettivo, ma l'approccio è diverso. L'ostinato insiste su un'unica strategia: naturalmente, se la strategia è sbagliata, continuerà ad ottenere sempre gli stessi risultati negativi e sta perdendo tempo. Il perseverante, invece, è disponibile a cambiare strategia quando non ottiene i risultati sperati. Quando ti poni un obiettivo, devi solo accertarti di due cose per sapere se vale la pena perseguirlo: che sia frutto di un profondo desiderio e che sia etico. Accertato questo, vai, procedi con un senso di fede e di certezza: presto le difficoltà spariranno.

martedì 18 novembre 2008

Sii all'altezza!

Molte persone si chiedono perché hanno problemi a comunicare. La comunicazione è fatta di tre aspetti fondamentali: uno scopo, cioè deve avere una finalità; la tecnica, cioè esistono modi di porti con l'altro (linguaggio verbale, non verbale, rapport, ecc.); e un'emotività , cioè il tipo di rapporto che hai con l'altra persona. Se uno di questi tre aspetti viene disatteso, la comunicazione ne soffre.
Tuttavia, io ritengo che l'ultimo aspetto, quello emozionale, sia quello più importante. Se io mi sento al di sopra o al di sotto del mio interlocutore, non esiste una vera comunicazione: la comunicazione funziona solo se si sta parlando fra "simili". La maggior parte dei conflitti avviene per questo motivo: il padre che parla al figlio dall'alto del suo ruolo, ovvero un dipendente che parla al suo capo dal basso della sua posizione.
Fai mente locale sui rapporti conflittuali nella tua vita e sulla posizione che stai occupando nei confronti dell' altro. Cosa puoi fare per rendere la tua comunicazione "alla pari"?

lunedì 17 novembre 2008

Parla alla persona che hai davanti

La prima regola della comunicazione persuasiva è quella di parlare alla e della persona che hai davanti, ma soprattutto, lasciarla parlare di sé, magari facendole delle domande che la inducano ad aprirsi. Diciamo le cose come stanno: ognuno di noi è la persona più importante del mondo per noi stessi e quando troviamo qualcuno che sembra genuinamente interessato a noi, beh, è straordinario, non trovi?
Ma cosa c'entra, questo, con la persuasione, ti chiederai? Dimmi, chi sarai più disposto a seguire: chi continua a parlarti di sé o chi, invece, è interessato a te? Quasi una domanda retorica, eppure, ci casca la maggior parte della gente. Se vuoi persuadere una persona ad agire in un certo modo, lei deve sentire che lo sta facendo per se stessa, non per te, ed avrà questa sensazione solo se si fiderà di te e si fiderà di te solo se vede che tu sei interessato a lei.
Falle presente i benefici che avrà, non parlandole in senso generico, ma di ciò che lei otterrà facendo determinate scelte. Non dirle, ad esempio, "La gente che va in montagna gode di buona salute", ma piuttosto "La montagna ti farà sentire rigenerato e pieno di energia!".
La persuasione è la capacità di indurre una persona ad agire per il suo beneficio.

venerdì 14 novembre 2008

Mira alla pancia, non alla testa

Vedo ed ascolto venditori in continuazione - e certamente anche tu -, ma sembrano fatti con lo stampino. Si mettono lì e cominciano a lodare e a declamare quant'è bello e quant'è fico il loro prodotto o servizio. Sciorinano dati, caratteristiche, qualità e, naturalmente, la convenienza economica: come resistere all'affare del secolo?
Se anche tu hai lo stesso approccio alla vendita, sono contento che tu mi stia leggendo, perché sto per darti la formula magica della vendita, che ne dici? Allora...

1. Parla di meno e quel poco solo per fare domande
2. Ascolta di più
3. Colpisci allo stomaco

Quello che fugge alla consapevolezza di molti venditori è che al cliente, del loro prodotto o servizio, non gliene può fregar di meno... nemmeno se glielo regalano! Nella vendita, il focus non è il prodotto, ma ciò che il cliente prova a proposito del prodotto. Ma come posso sapere quali stati emozionali sta cercando il cliente se sono sempre io a parlare? Ricordati la regola d'oro della vendita e cioè che non è mai il venditore a vendere, ma è il cliente che compera.
Solo dopo aver ascoltato attentamente il cliente e capito quali siano le sue più profonde esigenze emozionali puoi colpirlo allo stomaco e solo allora ci sarà una reazione: non può rifiutare ciò che egli stesso cerca.

giovedì 13 novembre 2008

Il potere dell'interdipendenza

Una delle prime cose che ho imparato, per quanto riguarda la crescita personale, è che esistono tre fasi di crescita. Esiste una fase di dipendenza, dove mi affido ad altri per trovare risposte e soluzioni; quindi si passa alla fase di indipendenza, dove credo di avere tutte le risposte e soluzioni; ed infine si giunge (non necessariamente, purtroppo) alla fase di interdipendenza , dove risposte e soluzioni emergono dalla condivisione ed il lavoro di squadra.
Anche l'umanità ha fatto questo percorso. Dapprima, una totale dipendenza dalle forze della natura, divinità, religioni, ecc.; l'avvento della scienza e della tecnologia, poi, ci ha liberati da certi condizionamenti, inducendoci a credere che il nostro destino è unicamente nelle nostre mani; ed ora, sta riscoprendo una nuova spiritualità, un nuovo rapporto con il Divino, basato non tanto sul rispetto di norme e dottrine, ma sul profondo desiderio di un rapporto autentico, quasi "paritario".
Il mondo del lavoro sta anch'esso cambiando profondamente. Fino a circa il diciottesimo secolo, c'erano pochissimi ricchi possidenti, spesso aristocratici, da cui la massa di poveri dipendendeva per lavorare; con l'avvento dell'Illuminismo, nonché delle Rivoluzioni Francese e Americana, il concetto di lavoro è cambiato profondamente e tutti hanno cominciato a diventare più indipendenti, creando però anche competizione ed egocentrismo. Oggi, le cose stanno cambiando nuovamente ed il vecchio modello non funziona più.
Oggi il successo è fortemente legato alla capacità di creare gruppi e di interagire, condividere; il concetto stesso di concorrenza è legato alla capacità di unirsi (un bel paradosso, non trovi?), per cui anche le grandi realtà si fondono anziché separarsi. "Piccolo è bello " è ormai uno slogan da nostaligici che hanno perso contatto con la realtà. L'interdipendenza, anche nel business è la chiave ultima del successo.

mercoledì 12 novembre 2008

Dimmi come impegni il tuo tempo e ti dirò chi sei

Come ho già avuto spesso modo di dire, individuare un obiettivo e, peggio ancora, una finalità nella propria vita, è una delle difficoltà più grosse che le persone incontrano. Dicono che non sanno cosa sia... o almeno, non lo sanno a livello cosciente. Ma la mente inconscia lo sa, eccome, e te lo rivela in continuazione.
In che modo? Attraverso il tempo.
Noi tutti, in fondo, sappiamo che il tempo è la nostra risorsa più importante e, senza saperlo, lo impegnamo in ciò che ha maggiore priorità, per noi. Il problema sorge quando ciò che VOGLIAMO fare cozza con quello che DOVREMMO fare, perché alla fine, ciò che vogliamo fare prevale sempre su ciò che dovremmo fare... e questo ci incasina di brutto.
Tipico esempio è quando la moglie accusa il marito di non essere mai a casa, che lavora troppo e lui risponde che lo sta facendo per la famiglia. BALLE! Se uno lavora più di quanto dovrebbe e sacrifica il tempo da trascorrere con la famiglia è perché il lavoro è per lui più importante della famiglia, punto. Ma siccome sa che passare più tempo con la famiglia è ciò che dovrebbe fare, deve trovare una giustificazione per poter fare ciò che vuole veramente fare.
Non dire mai che non hai tempo per fare quello che dovresti fare. Piuttosto, chiediti perché preferisci fare altro, perché è lì che troverai la risposta all'eterna domanda: cosa è veramente importante per me? Ti aiuterà a fare chiarezza ed a fare scelte consapevoli nella tua vita.

martedì 11 novembre 2008

Guardati dai SINAP!

Nella messa a punto di ieri, accennavo al fatto che i cinque impedimenti al raggiungimento degli obiettivi meritassero maggiore approfondimento e - perché aspettare? - voglio iniziare da subito. Il primo impedimento sono le influenze esterne che ti convincono che il tuo obiettivo sia stupido o irrealizzabile.
Forse non sei cosciente del fatto che il nostro pianeta è abitato da strane entità che hanno la capacità di appropriarsi del corpo delle persone che ci sono più care e vicine. Sono creature viscide, capaci solamente di giudicare, sparare sentenze, buttare negatività, insinuare dubbi: sono chiamati SINAP (Soggetti ad Influenza Negativa su Altre Persone).
I nostri cari vogliono solamente il meglio per noi, vogliono che abbiamo tutto dalla vita e quando ci sentono condividere i nostri sogni e i nostri obiettivi, vorrebbero darci tutto il loro sostegno ed incoraggiamento; ma proprio in quel momento, si attiva il SINAP che è in loro, si impadroniscono della loro mente e tutto ciò che esce dalla loro bocca è negatività, giudizio, stroncamento su tutti i fronti.
I SINAP hanno straordinarie capacità intellettive e sono bravissimi ad argomentare le loro posizioni, facendo spesso ricorso al ricatto morale ed ai sensi di colpa, fino al punto da indurci a mettere in dubbio i nostri sogni.
Un pò come nel film "Invasione degli Ultracorpi", quello è il momento in cui si insinuano nel nostro corpo, dove rimangono dormienti: o fino a quando non cerchiamo di realizzare altri obiettivi - a quel punto siamo autonomi e siamo in grado di distruggerceli da soli, senza l'intervento dei nostri cari -; oppure fino a quando un nostro caro cercherà in noi un sostegno per realizzare un suo progetto: allora daremo tutto il peggio di noi!
Nessuno può dirsi al riparo dai SINAP e una volta entrati, difficilmente escono: l'unico modo per neutralizzarli è riconoscerli prima che si impossessino di noi... Spargi la parola!

Guarda i benefici, non le difficoltà

Raggiungere gli obiettivi non è poi così difficile: lo facciamo tutti i giorni, come ho già detto. Anche il più sfigato del mondo, quello con più complessi di inferiorità di tutti, il più apatico raggiunge quotidianamente gli obiettivi, altrimenti sarebbe morto. Quindi abbiamo tutti questa capacità. Il problema è saperla applicare a ciò che vale davvero la pena, a ciò che potrebbe cambiare la qualità della nostra vita.
Spesso, non riusciamo a raggiungere gli obiettivi a cui più teniamo. Perché? Non perché siano necessariamente più difficili, ma perché sono emotivamente più impegnativi, quindi abbiamo più paura di fallire, emergono le nostre insicurezze, i nostri dubbi... Questi sono alcuni dei più importanti impedimenti:

1. Le influenze esterne ci convincono che è un obiettivo stupido o irrealizzabile
2. La finalità dell'obiettivo è poco chiara
3. Si presentano ostacoli apparentemente insormontabili
4. Manca un reale desiderio di raggiungerlo
5. Va in contrasto coi nostri valori

Possiamo raggruppare tutte queste motivazioni in una sola: il ritorno, i benefici che ne trarremo sono nebulosi; gli ostacoli, invece, sono molto chiari. Ognuno dei suddetti punti merita un approfondimento a parte, ma alla fine tutto si riduce al fatto che non sappiamo davvero quanto lo sforzo valga la candela, quindi desistiamo.
Segui sempre questa regola: se ti sembra che lo sforzo sia eccessivo, è allora che devi insistere. Fatti aiutare dalla prospettiva dei benefici, amplificali, perché l'unica cosa che conta è come la tua vita cambierà in meglio quando avrai raggiunto quell'obiettivo.

venerdì 7 novembre 2008

L'etica fa stare bene

Quello dell'etica è uno degli argomenti che, in assoluto, mi appassiona di più. Lo seguo da diversi anni, soprattutto per il fatto che, in effetti, nessuno sa bene cosa sia. Cosa significa? Comportarsi bene? Fare le cose giuste? Fare il bravo?... Ma chi lo decide cosa sia comportarsi bene o cosa sia giusto e fare il bravo? Da un paese all'altro o perfino da una città all'altra, talvolta, le cose possono cambiare anche di molto, sei d'accordo?
Io ritengo che l'etica debba essere qualcosa di universale e di non opinabile e poiché gli standard morali di un popolo sono dettati dalla sua cultura, fare il bravo non ha niente a che fare con l'etica. Riguarda, sì, il comportamento umano, ma alla luce di leggi universali, sistemiche, violate le quali causiamo danni a noi stessi ed agli altri.
Potrei andare avanti per giorni a parlare di questo, ma il tema di oggi è l'autostima ed il suo rapporto con l'etica. Perché? In che modo le due cose sono legate? Se è vero che l'etica è legata al misterioso funzionamento del Creato (che più banalmente definisco Natura), e che l'uomo ne è parte integrante, questi due elementi sono per forza di cosa legati. Noi siamo esseri intimamente etici, e quando operiamo in senso contrario all'etica, è come se strappassimo qualcosa dentro di noi. Io sono fortemente convinto che ogni malessere dell'uomo parta proprio da questo e quando un uomo non si sente a posto con se stesso, la sua autostima traballa.
Non è facile vivere secondo etica, ma è l'unica via percorribile per stare bene con se stessi .

giovedì 6 novembre 2008

Osa desiderare!

Mi rendo sempre di più conto che nella crescita personale, la cosa più difficile da fare è desiderare. Sono quotidianamente in contatto con persone che decidono di mettersi in discussione, disposte a fare sacrifici per cambiare la loro vita, ad investire tempo e denaro per crescere e migliorare... eppure fanno una fatica incredibile quando si tratta di desiderare. Qualcosa che dovrebbe venirci naturale e spontaneo è invece uno dei muri psicologici più invalicabili. E la cosa peggiore è che non possiamo crescere se non desideriamo.
Quando eravamo bambini, desiderare era normale amministrazione e quando non riuscivamo ad avere quello che volevamo, facevamo i capricci e ci impuntavamo. Allora ci veniva detto che non è così che si fa, che non si può avere tutto, che è inopportuno fare tante storie, che è perfino peccaminoso! Prima o poi, queste cose entrano nella testa e te le porti dietro tutta la vita.
Non dico che dobbiamo dare tutto, ai nostri figli, anzi; ma a mio avviso, riconoscere il limite tra un sano desiderio ed un capriccio bell'e buono è forse l'aspetto in assoluto più difficile dell'essere genitore.
Ora, però siamo adulti. Abbiamo - o dovremmo avere - una chiara idea di ciò che distingue un desiderio costruttivo da uno narcisistico. Allora è il momento di osare desiderare, di sbarazzarci dei sensi di colpa, della vergogna, del senso di inadeguatezza, di tutto ciò che ci fa concludere di non essere meritevoli. Non solo siamo meritevoli, ma abbiamo il DIRITTO di avere il meglio dalla vita.
Sempreché lo desideriamo davvero...

mercoledì 5 novembre 2008

Le tue debolezze sono il tuo migliore alleato

Abbiamo paura delle nostre debolezze, ce ne vergognamo, eppure sono quelle le chiavi al nostro successo.
Ma attenzione: non sono le nostre debolezze in quanto tali a crearci disagio, bensì le nostre convinzioni errate, che ci fanno vedere le nostre debolezze come qualcosa di negativo. E allora, cosa succede? Le copriamo, le proteggiamo e quindi... le manteniamo. Il nostro ego fa un buon lavoro, qui. Ci vuole impedire di mostrare le nostre vulnerabilità affinché gli altri non le vedano, non le giudichino, non se ne approfittino. Ma così blocchiamo la nostra crescita.
Un pò come una mamma chioccia, sempre pronta a difendere il suo piccolino, a coprirlo come un astronauta perché non prenda il raffreddore: lei crede che lui sia debole e vuole impedirgli che si ammali. Allo stesso modo, il nostro ego vuole farci credere che le nostre debolezze siano un male e fa di tutto per impedirci di fare i conti con esse.
Ma i bambini DEVONO prendere il raffreddore se vogliono rafforzare il loro sistema immunitario; e così anche noi dobbiamo fare i conti con le nostre debolezze se vogliamo rafforzare il nostro sistema immunitario emozionale. Ed il modo migliore per farlo e guardarle in faccia, anche se il nostro ego ci lancerà segnali di vergogna per impedircelo. Ma va bene, perché quella vergogna è la molla di cui abbiamo bisogno per desiderare di superare le nostre carenze.
Questo significa crescere.

Sapere dove ti trovi per sapere dove andare

La prosperità, l'abbondanza riguarda il nostro desiderio. Non ho mai conosciuto nessuno che vivesse nella prosperità e che non avesse un profondo desiderio di avere tutto dalla vita. Certo, tutti vogliono tutto, ma dire "tutto" o "niente" è praticamente la stessa cosa se non sai cosa vuoi, esattamente . Tuttavia, per sapere cosa si vuole, occorre prima di tutto sapere cosa manca.
Il tuo stato attuale, la situazione nella quale ti trovi ora, è uno stato di carenza e se non sei pronto ad ammetterlo, se permetti al tuo ego di negare questa realtà per proteggerti dal dolore della consapevolezza di questa carenza, non conoscerai mai la prosperità: è il prezzo (il primo) che la vita ti chiede di pagare per vivere nell'abbondanza.
Chiunque abbia avuto grandi fortune, dalla vita (fortune guadagnate, ovviamente, non ereditate), ad un certo punto si è messo in contatto con il proprio stato attuale e non è stata un'illuminazione piacevole; ma è stata anche la miccia che ha acceso la fiamma del desiderio e che ha spinto queste persone a perseguire il loro successo.
Devi sapere dove ti trovi prima di sapere dove andare. La prosperità non riguarda solo il denaro, ma tutte le sfere della tua vita. Prima di dire nella mia vita va tutto bene!, abbi il coraggio di guardare in faccia la tua realtà e di ammettere che c'è ancora ampio margine di miglioramento in ogni area.
Comunque, se decidi di non farlo, se sei convinto che nella vita bisogna accontentarsi, non c'è problema: il premio di consolazione è una vita così così . Meglio di niente

lunedì 3 novembre 2008

Condividi le tue opinioni

Ricevo quasi ogni giorno e-mail con commenti e feedback sulle Messe a Punto Quotidiane da parte di molti affezionati lettori, commenti che apprezzo molto soprattutto per i loro contenuti. Mi spiace, però, che non vengano condivisi con altre persone.
Forse non tutti sanno che esiste un blog a cui si può accedere cliccando sul link che si trova a calce di tutte le messe a punto. E' molto facile usarlo: basta aprire un account che richiede solamente la tua e-mail ed una password. Tutto qui.
Il blog viene aggiornato quotidianamente con l'aggiunta dell'articolo che si riferisce alla messa a punto di quel giorno e sarebbe bello se chi si sente di dire qualcosa, commentare o magari anche criticare possa farlo pubblicamente. Così come non scrivo le messe a punto solo per me stesso, vorrei che anche i tuoi contributi potessero apparire pubblicamente, perché in questo modo contribuiamo tutti ad arricchire il blog che è focalizzato sulla crescita personale, cosa di cui c'è grande bisogno e di cui ci sarà sempre più bisogno nel prossimo futuro.
Ti ringrazio sin d'ora per la tua collaborazione ed i tuoi attestati di stima, con l'augurio che (come diceva la scritta sulla tomba di quel vescovo anglicano) insieme si possa migliorare noi stessi e ciò che ci sta attorno, dalla famiglia, alla comunità, alla società e, chissà, il mondo!

Giù la maschera

Oggi è Halloween, l'ennesima festa importata da oltreoceano (della serie: ogni scusa e buona per divertirsi... ma va bene!) di cui, però, pochi conoscono il senso e l'origine. Il 31 ottobre, nella tradizione celtica prima ed anglosassone poi (anche se pare che abbia perfino origini romane!), ha sempre rappresentato un giorno infausto, negativo, in cui al Male veniva concesso di imperversare, la notte prima di Ognissanti.
La gente dei villaggi, allora, indossava maschere e si travestiva da creature paurose per spaventare gli spiriti maligni.Per molte persone, purtroppo, Halloween dura tutta la vita. Per cacciare i propri dèmoni interiori, indossano maschere spaventose al fine di lenire le proprie paure ed i propri dolori. Certo, è facile fare riferimenti ovvi alla maschera del pedofilo, dell'assassino, dell'avaro, del corrotto... ma ci sono maschere anche meno appariscenti, che tuttavia allontanano solo le persone care, senza spaventare minimamente i dèmoni interiori.
Sono la maschera dell'orgoglioso, del timido, del prevaricatore, dell'indifferente, della vittima, dell'apatico, del pigro, dell'iroso, del presuntuoso, dell'invidioso... Rimuovi Halloween dalla tua vita, togli la maschera ed affronta i tuoi demoni con la forza della verità e della fede nella Luce dell'alba che sta al di là del buio più fitto.
Che Halloween, come per i bambini, possa per te essere solo una festa di gioia e di divertimento che arriva una volta l'anno.