venerdì 19 dicembre 2008

Ottimisti vs Pessimisti

E’ da sempre guerra fra queste due grandi fazioni dell’umanità: i pessimisti, che vedono sempre tutto nero; e gli ottimisti che al contrario vedono tutto rosa... Ah, e poi ci sono i cosiddetti realisti, che altri non sono che pessimisti con il bisogno di giustificarsi. Ma alla fine, chi ha ragione?
Nessuno!
Dire che le cose andranno bene è sbagliato quanto dire che andranno male. Le cose non vanno: le cose sono! Le diverse situazioni non devono prendere una certa piega, non devono evolversi in un modo o nell’altro. Le situazioni sono solo ed unicamente quelle che stai vivendo ed avere un atteggiamento positivo non significa sperare che vadano bene, bensì cogliere all’istante ciò che di buono, di positivo e di costruttivo presentano.
Siamo in una crisi. I pessimisti dicono che durerà anni. Gli ottimisti dicono che è solo questione di mesi. Il positivo, invece, si chiede quali vantaggi può trarre da questa situazione per se stesso e gli altri, ORA!

giovedì 18 dicembre 2008

Mettiti sotto pressione

Ti piace essere messo sotto pressione? Solitamente, a nessuno piace. Eppure, se guardi la storia della tua vita, ti renderai conto che quei pochi o tanti obiettivi che hai raggiunto, li hai raggiunti perché ti sei trovato sotto pressione, solitamente da parte di altri (capi, clienti, moglie, ecc.).
La pressione va bene, benissimo, ma quando è causata da altri o dalle circostanze, alla lunga diventa stressante e tu rimani con solo due scelte: l’esaurimento nervoso o la rinuncia. Siccome, però, non amiamo la pressione, tendiamo a procrastinare, fino a quando non ci troviamo a dover rimediare all’ultimo minuto o, peggio, non ci lasciamo scappare l’opportunità.
Ma che controllo abbiamo, così, della nostra vita? Dobbiamo imparare a porci obiettivi più “ambiziosi”, con delle scadenze che sfidano la nostra area di conforto e quindi tenere il passo.
Metterci costantemente sotto pressione è l’unico modo per ottenere ciò che vogliamo veramente.

Parla come pensi

Non so se ci hai mai fatto caso, ma com’è che pensi? Nel preciso istante in cui hai letto questa domanda, cos’ha iniziato a fare la tua mente? Esatto, ha cominciato a porsi a sua volta la domanda internamente ed il tuo sistema di credo si è attivato per dare una risposta in funzione del database disponibile. Per dirla in altre parole, hai attivato una comunicazione interna.
Ora, se pensare è comunicare, cosa succede quando comunichiamo con gli altri? Attiviamo un pensiero, ma un pensiero sociale, con la sola differenza che anziché esserci un solo cervello coinvolto, il tuo, ce ne sono almeno due, con almeno due sistemi di credo al lavoro... Riesci ad intuirne il potenziale?
E’ questa la forza della comunicazione e, al tempo stesso, la sua debolezza. Così come puoi debilitare la tua mente con un dialogo interno negativo, allo stesso modo puoi annullare gli enormi benefici di una sinergia che attivi attraverso il pensiero sociale per colpa di una comunicazione negativa ed egocentrica.
La vera domanda è: come posso usare la comunicazione per attivare un pensiero sociale creativo?

mercoledì 10 dicembre 2008

Scegli la via di mezzo

Il cambiamento ti colloca solitamente in uno di due stati mentali. Se hai scarso controllo sul cambiamento, è facile che ti ritrovi in uno stato di ansia (che può arrivare fino al panico); se hai troppo controllo, è probabile che tu viva in uno stato di stagnazione. Nessuno di questi due stati, però, favorisce la tua crescita, che è ciò a cui serve il cambiamento.
Lo stato di crescita è una fascia di tensione che si trova a cavallo tra gli stati d'ansia e di stagnazione ed è possibile solamente quando sei tu a provocare il cambiamento. Così, ti trovi comunque a sfondare la tua area di conforto, senza però mai provare ansia, poiché tu crei gli eventi.
Qual è quella cosa che sai di dover cambiare oggi? Qualcosa che non ti sia troppo facile fare, ma che comunque non ti crei ansia... In questo modo cominci ad assumere il controllo della tua vita.

martedì 9 dicembre 2008

Differénziati!

La vendita è molto cambiata negli ultimi dieci-venti anni. Oggi, più delle solite tecniche di vendita può fare la capacità del venditore di creare un forte impatto, affinché la persona si ricordi di lui.
Gli antichi lo avevano già intuito e c'era un famoso filosofo greco (non so se Socrate o Platone o Aristotele) che quando voleva assicurarsi che un suo allievo si ricordasse di una cosa importante, dopo averla detta gli mollava uno sganassone. Credimi: difficile dimenticarsene!
Certo, oggi non possiamo emulare i nostri vecchi saggi, ma possiamo lo stesso creare un impatto, dare uno sganassone "mentale", attraverso un'arma straordinaria: il contrasto. In altre parole, devi differenziarti da tutti gli altri.
Come ti distingui dagli altri venditori, soprattutto tuoi concorrenti? Di te, del tuo prodotto/servizio, dell'azienda che rappresenti... cosa c'è di unico ed esclusivo? Trova quel qualcosa, quell'unico fattore che fa la differenza e la tua vendita prenderà pieghe inaspettate.

venerdì 5 dicembre 2008

Perché cerchi quello che hai già?

Tutte le persone cercano il successo e chi dice che a lui/lei il successo non interessa sta mentendo spudoratamente. Ma hai notato che le persone di successo sono quelle che continuano ad avere successo e chi non riesce ad averlo continua a fallire?
Questo ci dice che il successo si costruisce sul successo, ma giustamente ti chiederai: "Come si fa, allora, ad avere successo se non lo si è mai avuto prima?" E qui sta l'errore! Noi siamo già persone di successo: siamo riusciti a nascere, a crescere, affrontiamo ostacoli tutti i giorni, ci ammaliamo e guariamo, alleviamo figli e centinaia di altre cose... Cosa ti fa pensare che sia scontato tutto questo? Come fai a produrre successo se ti senti inadeguato e povero?
Oggi ti propongo un esercizio mentale difficilissimo: soffermati su almeno tre cose che fai bene, o che sono difficili da fare, ma che tu hai fatto e che fino ad oggi hai preso per scontato. Ce ne sono decine, ma io te ne chiedo solo tre. Fanne tesoro e gioisci . Poi domani trovane altre tre (non le stesse) e poi ancora tre per una decina di giorni. Ti assicuro che non penserai più a cercare il successo: tutt'al più a rafforzarlo!

giovedì 4 dicembre 2008

Obiettivi etici

Come vedi, parlo molto di etica e non solo perché è un argomento che mi affascina, ma perché sono fermamente convinto che una vita senza etica sia inutile e dannosa per se stessi. Certo, di gente senza scrupoli e che persegue anche obiettivi discutibili ce n'è molta e devi capire se vuoi far parte di quella schiera. Se è così, ciò che ho da dire non ti interesserà.
Io sono convinto che l'uomo sia un essere fondamentalmente etico e fa molta fatica ad agire contro questa sua natura. Certo, le opportunità che può offrire un'occasione "sporca" sono spesso allettanti, ma nel lungo termine non pagano mai. Non perché il crimine non paga, di per sé, ma perché inconsciamente le persone si autosabotano e si mettono nelle condizioni di fallire nelle loro imprese per espiare i loro misfatti.
Se hai degli obiettivi, assicurati che siano etici. Non ti preoccupare di quanto tempo o di quanta fatica dovrai fare per raggiungerlo. I risultati veri si vedono sempre nella distanza

mercoledì 3 dicembre 2008

Non cedere!

La riflessione di oggi parte da una situazione che una mia cara amica sta vivendo. ma che credo riguardi molti e cioè: scegliere di lavorare ad ogni costo, magari anche in perdita, o avere il coraggio di rifiutare un lavoro se le condizioni sono svantaggiose?
Questo sarà un dilemma sempre più frequente, in questo periodo di crisi, ma per quanto mi riguarda, non ho dubbi: non cedere al ricatto! Nella newsletter mensile che hai ricevuto, hai visto che per il 2009, ho alzato tutti i prezzi. Credo nel mio lavoro e so quali benefici ne possono avere le persone, ad ogni livello: perché dovrei essere sottopagato? Devi credere nel tuo lavoro e se sei disposto a svenderlo, come pensi che lo valuterà il tuo cliente?
Se il cliente vuole abbassare il prezzo (e lo fa sempre, per default, anche se lavori gratis!), resta sulla tua posizione, oppure contratta, chiedi sempre una contropartita: non deve mai pensare che sei disposto a calare le braghe, altrimenti per te è finita e, cosa ancora più importante, alla fine lui si sentirà insicuro con te e, paradossalmente, non comprerà (non da te, almeno).
Le leggi della prosperità sono chiare: alla fine, non è mai una questione di prezzo, ma di sicurezza.

martedì 2 dicembre 2008

Promuovere l'abbondanza

Come può un leader guidare altre persone se è imprigionato nelle spire della scarsità? Se è il primo a lamentarsi, a vedere tutto nero, a non voler correre dei rischi...? Tutti siamo capaci di pensare in termini di scarsità, ma da un leader ci si deve aspettare qualcosa di più!
E, a proposito, questa messa a punto riguarda te, non i nostri politici o i nostri capi. La leadership è uno stile di vita, il solo che può renderla efficace; ma se non è improntato all'abbondanza, a cosa serve?
Come tendi a vedere la realtà che stai vivendo? Qual è l'area nella quale ti senti scarso/a : la professione, nei rapporti intimi, con gli amici, nella tua cultura, nel tuo fisico...? Identificala e potenziala: tu puoi fare la differenza per te stesso/a e le persone che ti sono vicine, in ogni ambito.

lunedì 1 dicembre 2008

Io perdo, tu perdi

Ricordo le mie prime cotte, totalmente perso per una ragazza che mi sembrava una dea. E lei che fa? Mi respinge! Inaudito! Naturalmente, io stavo da cani e cosa facevo per tirarmi un pò su? Quello che fanno un pò tutti, cioè cercavo di buttare giù lei. I suoi splendidi occhi azzurri diventavano da pesce lesso, le gambe ora erano storte, le puzzava il fiato ed aveva anche qualche cenno di cellulite...
Sono certo di non parlare solo per me. La verità era che stavo malissimo e l'unico modo che conoscevo per illudermi di stare meglio era impallinare mentalmente l'altra. Il mio dolore non stava nel fatto che mi avesse respinto, ma cosa mi dicevo in proposito, cioè che ero inadeguato, che nessuna donna si sarebbe interessata a me, ecc. Io ero un perdente e quindi, ai miei occhi, doveva diventare perdente anche lei... Anziché cercare di capire come migliorare e diventare migliore (per me, prima ancora che per lei), rafforzavo il mio lato perdente, confermando la mia bassa autostima, rifacendomi su di lei.
Purtroppo, molta gente fa lo stesso sbaglio quando non si sente a posto. Occorre rompere questo schema, cercando il meglio in se stessi e negli altri.

venerdì 28 novembre 2008

Non avere è meraviglioso!

Voglio tornare sul concetto di AVERE, ma solo per confonderti un pò le idee: Dio non voglia che tu debba mai dire, "Ah, ora ho capito tutto.": sarebbe la fine! Un paio di messe a punto fa dicevo che AVERE viene prima di ESSERE, ma ora dico che NON avere è bello! Un bel paradosso, non trovi?
Eppure questi due concetti non sono così contraddittori fra di loro. Ribadisco quello che ho detto, ma al tempo stesso aggiungo che se HAI già tutto quello che credi di VOLERE, e quindi non ti trovi mai in uno stato di carenza, non puoi desiderare di AVERE di più e, conseguentemente, non potrai mai ESSERE di più!
Accontentarsi di ciò che si HA e si E' è una sciocchezza e non c'è niente di nobile in questo. Assicurati soltanto che ciò che desideri sia davvero ciò di cui hai bisogno per crescere e non soltanto piaceri effimeri: di quelli puoi anche accontentarti.

giovedì 27 novembre 2008

Comunicare sicurezza

Abbiamo bisogno di sentirci costantemente rassicurati. Che le cose andranno bene, che possiamo fidarci, che siamo amati, che siamo considerati... è un bisogno basilare che se dovesse venir meno, a qualsiasi livello, tira fuori il peggio delle persone.
Pertanto, la prima cosa che dobbiamo fare quando comunichiamo è chiederci se ciò che stiamo dicendo rassicura la persona che ci sta davanti. Questo è particolarmente importante nella vendita, ma anche nella "semplice" comunicazione interpersonale. Se vogliamo costruire un rapporto sincero e profondo, basato sulla fiducia, l'altro deve sentirsi sicuro con noi e potrà sentirsi tale solamente se noi siamo trasparenti, se comunichiamo ciò che siamo.
Dove non sei totalmente trasparente? Cosa ti impedisce di esserlo? Cos'è importante che l'altra persona sappia o veda di te affinché si possa sentire sicura e, quindi, fidarsi?

mercoledì 26 novembre 2008

AVERE o ESSERE?

Non per riprendere il vecchio (!) quesito di Erich Fromm, ma secondo te, è più importante avere o essere? Essere, giusto?
Allora, cosa determina ciò che sei? La genetica, l'educazione, i tuoi talenti, le esperienze di vita, i sentimenti che ti sono stati trasmessi... tutte cose che hai AVUTO e che porti ancora dentro di te. Capisco che sia poco romantico, ma guardiamo i fatti: AVERE viene prima di ESSERE, poiché ciò che hai avuto e che hai fa di te ciò che sei. Certo, noi possiamo ESSERE tutto ciò che vogliamo... purché ci DIAMO ciò che ci serve per essere ciò che vogliamo.
Cos'hai bisogno di AVERE per diventare la persona che vuoi ESSERE? Più autostima, più amore, più divertimento, più leadership...? Trova il modo di prenderteli, perché chi SEI è determinato da ciò che DAI e non puoi dare ciò che non HAI. Per questo dobbiamo avere prosperità nella nostra vita: non è un lusso, ma un'esigenza del nostro esistere.

martedì 25 novembre 2008

Fa vedere chi sei!

La leadership non è qualcosa che tieni in cassaforte. Se non la esprimi è come se non esistesse... e sarebbe un peccato, perché c'è una gran fame di leadership autentica in giro.
Se ritieni di sapere o saper fare qualcosa che possa essere di beneficio ad altri, hai il dovere di divulgarlo: innanzitutto con l'esempio, ma se necessario, anche con le parole. Non devi essere né un grande oratore, né particolarmente istruito, né di un certo livello sociale. Devi solamente essere convinto della bontà di ciò che hai da dare e di come gli altri ne beneficeranno.
Comincia dal piccolo, dalla tua famiglia. Senza pontificare, cosa hai da offrirle ed in che modo ne trarrà vantaggio? Poi impegnati a portare avanti il tuo progetto. La leadership inizia da qui.

lunedì 24 novembre 2008

Nevica: che bello!... O no...?

Sii onesto: qual è stata la tua prima reazione, questa mattina, quando hai visto le strade innevate? E' stato un: "Ooooooh, che bello, la neve. Fantastico!", oppure un: "Dannazione, avevo un appuntamento e ci mancava solo questa stramaledetta neve! Non ho nemmeno messo su le gomme termiche!"... O ancora, dapprima hai esultato e poi ti sei lasciato prendere lentamente dalla negatività al pensiero dei problemi che la neve può dare.
Noi vorremmo che la vita fosse sempre senza imprevisti, fa parte della nostra natura, ed accettare il cambiamento è meno facile di quanto sembri. Diciamo le cose come stanno: il bambino che è dentro di te è andato in visibilio alla vista della neve, ma poi la razionalità, i problemi, il dover affrontare la dura realtà ha preso il sopravvento.
Lascia che le cose siano, oggi, non cercare di mantenere il controllo a tutti i costi e segui il flusso degli eventi. Goditela oggi. Se questa neve ti consente di uscire, okay, sennò te ne stai a casa a fare un pupazzo di neve e a divertirti come forse non succedeva da tempo. Fallirai se manchi ad un apputamento?

venerdì 21 novembre 2008

Sono gli altri a darti la carica

Quando cerchiamo di realizzare un progetto, solitamente siamo noi i soli beneficiari dei risultati che speriamo di avere. Finché le cose vanno bene, ci sentiamo carichi ed energizzati; ma quando si presentano i primi intoppi, proprio perché siamo focalizzati solo su di noi, ci abbattiamo.
Facci caso: le cose più grandi ed importanti sono sempre state realizzate da una grande persona, ma perché metteva al centro del suo interesse gli altri. Non faceva niente solo per sé, ma perché altri ne beneficiassero e per questo riusciva a superare gli inevitabili momenti di crisi.
Se hai dei progetti importanti da realizzare, non riguarda solo te. Cerca di capire come gli altri ne potranno beneficiare e lascia che sia questo pensiero a darti la carica.

giovedì 20 novembre 2008

Riprendi il controllo

Avere un atteggiamento positivo vero non è una questione di carattere, di educazione o di autocondizionamento. E' una scelta basata su fatti concreti. C'è solo una cosa che distingue colui che ha un atteggiamento negativo da chi ce l'ha invece positivo... e non riguarda gli eventi. Il primo ritiene di non poter far fronte alle vicissitudini della vita; il secondo è convinto di sì.
Non si tratta, però, di una convinzione campata in aria, bensì parte dalla volontà di prendere il controllo degli eventi. Il "negativo" dà forza agli eventi e conclude di non aver alcun potere su di essi. Il positivo dà forza a se stesso, valuta l'evento per quello che è e prende le contromisure, assumendo il controllo.
Qualunque sia la sfida che devi affrontare, non lasciarti bloccare da ciò che non puoi fare, ma analizza attentamente l'ostacolo e cerca di capire come lo puoi aggredire: hai le risorse per farlo.

mercoledì 19 novembre 2008

Perseverare, non ostinarsi

Riporto di seguito un breve commento di una lettrice a proposito di una messa a punto che diceva di insistere quando si presentano gli ostacoli.
"Ho letto la nota quotidiana sugli obiettivi, come il solito l'ho trovata interessante e vera, però non avevo mai considerato il fatto di insistere se lo sforzo appare eccessivo. Devo pensarci su..."
Siccome offre uno spunto interessante, voglio condividere con te la mia risposta:
Non ti so dire perché, ma pare proprio che un modo sicuro per sapere se stai perseguendo l'obiettivo giusto è verificare che non sia troppo facile, anzi. Forse avrai sentito parlare di Randy Pausch, quel professore americano morto di cancro qualche mese fa. Ha passato l'ultimo anno della sua vita in giro per le Università americane a dare lezioni di vita (è anche uscito un suo libro postumo e comunque ci sono bei filmati su internet, su Youtube, su questi seminari, anche con traduzione in italiano: vale la pena dare un'occhiata). Bene, Pausch diceva che gli ostacoli hanno un loro scopo preciso: sono lì per aiutarci a capire quanto sia veramente per noi importante il nostro obiettivo!
Concordo in pieno!
Ma forse il tuo dubbio è un altro: come faccio a distinguere tra perseveranza e ostinazione? Dico bene? Entrambi si focalizzano sull'obiettivo, ma l'approccio è diverso. L'ostinato insiste su un'unica strategia: naturalmente, se la strategia è sbagliata, continuerà ad ottenere sempre gli stessi risultati negativi e sta perdendo tempo. Il perseverante, invece, è disponibile a cambiare strategia quando non ottiene i risultati sperati. Quando ti poni un obiettivo, devi solo accertarti di due cose per sapere se vale la pena perseguirlo: che sia frutto di un profondo desiderio e che sia etico. Accertato questo, vai, procedi con un senso di fede e di certezza: presto le difficoltà spariranno.

martedì 18 novembre 2008

Sii all'altezza!

Molte persone si chiedono perché hanno problemi a comunicare. La comunicazione è fatta di tre aspetti fondamentali: uno scopo, cioè deve avere una finalità; la tecnica, cioè esistono modi di porti con l'altro (linguaggio verbale, non verbale, rapport, ecc.); e un'emotività , cioè il tipo di rapporto che hai con l'altra persona. Se uno di questi tre aspetti viene disatteso, la comunicazione ne soffre.
Tuttavia, io ritengo che l'ultimo aspetto, quello emozionale, sia quello più importante. Se io mi sento al di sopra o al di sotto del mio interlocutore, non esiste una vera comunicazione: la comunicazione funziona solo se si sta parlando fra "simili". La maggior parte dei conflitti avviene per questo motivo: il padre che parla al figlio dall'alto del suo ruolo, ovvero un dipendente che parla al suo capo dal basso della sua posizione.
Fai mente locale sui rapporti conflittuali nella tua vita e sulla posizione che stai occupando nei confronti dell' altro. Cosa puoi fare per rendere la tua comunicazione "alla pari"?

lunedì 17 novembre 2008

Parla alla persona che hai davanti

La prima regola della comunicazione persuasiva è quella di parlare alla e della persona che hai davanti, ma soprattutto, lasciarla parlare di sé, magari facendole delle domande che la inducano ad aprirsi. Diciamo le cose come stanno: ognuno di noi è la persona più importante del mondo per noi stessi e quando troviamo qualcuno che sembra genuinamente interessato a noi, beh, è straordinario, non trovi?
Ma cosa c'entra, questo, con la persuasione, ti chiederai? Dimmi, chi sarai più disposto a seguire: chi continua a parlarti di sé o chi, invece, è interessato a te? Quasi una domanda retorica, eppure, ci casca la maggior parte della gente. Se vuoi persuadere una persona ad agire in un certo modo, lei deve sentire che lo sta facendo per se stessa, non per te, ed avrà questa sensazione solo se si fiderà di te e si fiderà di te solo se vede che tu sei interessato a lei.
Falle presente i benefici che avrà, non parlandole in senso generico, ma di ciò che lei otterrà facendo determinate scelte. Non dirle, ad esempio, "La gente che va in montagna gode di buona salute", ma piuttosto "La montagna ti farà sentire rigenerato e pieno di energia!".
La persuasione è la capacità di indurre una persona ad agire per il suo beneficio.

venerdì 14 novembre 2008

Mira alla pancia, non alla testa

Vedo ed ascolto venditori in continuazione - e certamente anche tu -, ma sembrano fatti con lo stampino. Si mettono lì e cominciano a lodare e a declamare quant'è bello e quant'è fico il loro prodotto o servizio. Sciorinano dati, caratteristiche, qualità e, naturalmente, la convenienza economica: come resistere all'affare del secolo?
Se anche tu hai lo stesso approccio alla vendita, sono contento che tu mi stia leggendo, perché sto per darti la formula magica della vendita, che ne dici? Allora...

1. Parla di meno e quel poco solo per fare domande
2. Ascolta di più
3. Colpisci allo stomaco

Quello che fugge alla consapevolezza di molti venditori è che al cliente, del loro prodotto o servizio, non gliene può fregar di meno... nemmeno se glielo regalano! Nella vendita, il focus non è il prodotto, ma ciò che il cliente prova a proposito del prodotto. Ma come posso sapere quali stati emozionali sta cercando il cliente se sono sempre io a parlare? Ricordati la regola d'oro della vendita e cioè che non è mai il venditore a vendere, ma è il cliente che compera.
Solo dopo aver ascoltato attentamente il cliente e capito quali siano le sue più profonde esigenze emozionali puoi colpirlo allo stomaco e solo allora ci sarà una reazione: non può rifiutare ciò che egli stesso cerca.

giovedì 13 novembre 2008

Il potere dell'interdipendenza

Una delle prime cose che ho imparato, per quanto riguarda la crescita personale, è che esistono tre fasi di crescita. Esiste una fase di dipendenza, dove mi affido ad altri per trovare risposte e soluzioni; quindi si passa alla fase di indipendenza, dove credo di avere tutte le risposte e soluzioni; ed infine si giunge (non necessariamente, purtroppo) alla fase di interdipendenza , dove risposte e soluzioni emergono dalla condivisione ed il lavoro di squadra.
Anche l'umanità ha fatto questo percorso. Dapprima, una totale dipendenza dalle forze della natura, divinità, religioni, ecc.; l'avvento della scienza e della tecnologia, poi, ci ha liberati da certi condizionamenti, inducendoci a credere che il nostro destino è unicamente nelle nostre mani; ed ora, sta riscoprendo una nuova spiritualità, un nuovo rapporto con il Divino, basato non tanto sul rispetto di norme e dottrine, ma sul profondo desiderio di un rapporto autentico, quasi "paritario".
Il mondo del lavoro sta anch'esso cambiando profondamente. Fino a circa il diciottesimo secolo, c'erano pochissimi ricchi possidenti, spesso aristocratici, da cui la massa di poveri dipendendeva per lavorare; con l'avvento dell'Illuminismo, nonché delle Rivoluzioni Francese e Americana, il concetto di lavoro è cambiato profondamente e tutti hanno cominciato a diventare più indipendenti, creando però anche competizione ed egocentrismo. Oggi, le cose stanno cambiando nuovamente ed il vecchio modello non funziona più.
Oggi il successo è fortemente legato alla capacità di creare gruppi e di interagire, condividere; il concetto stesso di concorrenza è legato alla capacità di unirsi (un bel paradosso, non trovi?), per cui anche le grandi realtà si fondono anziché separarsi. "Piccolo è bello " è ormai uno slogan da nostaligici che hanno perso contatto con la realtà. L'interdipendenza, anche nel business è la chiave ultima del successo.

mercoledì 12 novembre 2008

Dimmi come impegni il tuo tempo e ti dirò chi sei

Come ho già avuto spesso modo di dire, individuare un obiettivo e, peggio ancora, una finalità nella propria vita, è una delle difficoltà più grosse che le persone incontrano. Dicono che non sanno cosa sia... o almeno, non lo sanno a livello cosciente. Ma la mente inconscia lo sa, eccome, e te lo rivela in continuazione.
In che modo? Attraverso il tempo.
Noi tutti, in fondo, sappiamo che il tempo è la nostra risorsa più importante e, senza saperlo, lo impegnamo in ciò che ha maggiore priorità, per noi. Il problema sorge quando ciò che VOGLIAMO fare cozza con quello che DOVREMMO fare, perché alla fine, ciò che vogliamo fare prevale sempre su ciò che dovremmo fare... e questo ci incasina di brutto.
Tipico esempio è quando la moglie accusa il marito di non essere mai a casa, che lavora troppo e lui risponde che lo sta facendo per la famiglia. BALLE! Se uno lavora più di quanto dovrebbe e sacrifica il tempo da trascorrere con la famiglia è perché il lavoro è per lui più importante della famiglia, punto. Ma siccome sa che passare più tempo con la famiglia è ciò che dovrebbe fare, deve trovare una giustificazione per poter fare ciò che vuole veramente fare.
Non dire mai che non hai tempo per fare quello che dovresti fare. Piuttosto, chiediti perché preferisci fare altro, perché è lì che troverai la risposta all'eterna domanda: cosa è veramente importante per me? Ti aiuterà a fare chiarezza ed a fare scelte consapevoli nella tua vita.

martedì 11 novembre 2008

Guardati dai SINAP!

Nella messa a punto di ieri, accennavo al fatto che i cinque impedimenti al raggiungimento degli obiettivi meritassero maggiore approfondimento e - perché aspettare? - voglio iniziare da subito. Il primo impedimento sono le influenze esterne che ti convincono che il tuo obiettivo sia stupido o irrealizzabile.
Forse non sei cosciente del fatto che il nostro pianeta è abitato da strane entità che hanno la capacità di appropriarsi del corpo delle persone che ci sono più care e vicine. Sono creature viscide, capaci solamente di giudicare, sparare sentenze, buttare negatività, insinuare dubbi: sono chiamati SINAP (Soggetti ad Influenza Negativa su Altre Persone).
I nostri cari vogliono solamente il meglio per noi, vogliono che abbiamo tutto dalla vita e quando ci sentono condividere i nostri sogni e i nostri obiettivi, vorrebbero darci tutto il loro sostegno ed incoraggiamento; ma proprio in quel momento, si attiva il SINAP che è in loro, si impadroniscono della loro mente e tutto ciò che esce dalla loro bocca è negatività, giudizio, stroncamento su tutti i fronti.
I SINAP hanno straordinarie capacità intellettive e sono bravissimi ad argomentare le loro posizioni, facendo spesso ricorso al ricatto morale ed ai sensi di colpa, fino al punto da indurci a mettere in dubbio i nostri sogni.
Un pò come nel film "Invasione degli Ultracorpi", quello è il momento in cui si insinuano nel nostro corpo, dove rimangono dormienti: o fino a quando non cerchiamo di realizzare altri obiettivi - a quel punto siamo autonomi e siamo in grado di distruggerceli da soli, senza l'intervento dei nostri cari -; oppure fino a quando un nostro caro cercherà in noi un sostegno per realizzare un suo progetto: allora daremo tutto il peggio di noi!
Nessuno può dirsi al riparo dai SINAP e una volta entrati, difficilmente escono: l'unico modo per neutralizzarli è riconoscerli prima che si impossessino di noi... Spargi la parola!

Guarda i benefici, non le difficoltà

Raggiungere gli obiettivi non è poi così difficile: lo facciamo tutti i giorni, come ho già detto. Anche il più sfigato del mondo, quello con più complessi di inferiorità di tutti, il più apatico raggiunge quotidianamente gli obiettivi, altrimenti sarebbe morto. Quindi abbiamo tutti questa capacità. Il problema è saperla applicare a ciò che vale davvero la pena, a ciò che potrebbe cambiare la qualità della nostra vita.
Spesso, non riusciamo a raggiungere gli obiettivi a cui più teniamo. Perché? Non perché siano necessariamente più difficili, ma perché sono emotivamente più impegnativi, quindi abbiamo più paura di fallire, emergono le nostre insicurezze, i nostri dubbi... Questi sono alcuni dei più importanti impedimenti:

1. Le influenze esterne ci convincono che è un obiettivo stupido o irrealizzabile
2. La finalità dell'obiettivo è poco chiara
3. Si presentano ostacoli apparentemente insormontabili
4. Manca un reale desiderio di raggiungerlo
5. Va in contrasto coi nostri valori

Possiamo raggruppare tutte queste motivazioni in una sola: il ritorno, i benefici che ne trarremo sono nebulosi; gli ostacoli, invece, sono molto chiari. Ognuno dei suddetti punti merita un approfondimento a parte, ma alla fine tutto si riduce al fatto che non sappiamo davvero quanto lo sforzo valga la candela, quindi desistiamo.
Segui sempre questa regola: se ti sembra che lo sforzo sia eccessivo, è allora che devi insistere. Fatti aiutare dalla prospettiva dei benefici, amplificali, perché l'unica cosa che conta è come la tua vita cambierà in meglio quando avrai raggiunto quell'obiettivo.

venerdì 7 novembre 2008

L'etica fa stare bene

Quello dell'etica è uno degli argomenti che, in assoluto, mi appassiona di più. Lo seguo da diversi anni, soprattutto per il fatto che, in effetti, nessuno sa bene cosa sia. Cosa significa? Comportarsi bene? Fare le cose giuste? Fare il bravo?... Ma chi lo decide cosa sia comportarsi bene o cosa sia giusto e fare il bravo? Da un paese all'altro o perfino da una città all'altra, talvolta, le cose possono cambiare anche di molto, sei d'accordo?
Io ritengo che l'etica debba essere qualcosa di universale e di non opinabile e poiché gli standard morali di un popolo sono dettati dalla sua cultura, fare il bravo non ha niente a che fare con l'etica. Riguarda, sì, il comportamento umano, ma alla luce di leggi universali, sistemiche, violate le quali causiamo danni a noi stessi ed agli altri.
Potrei andare avanti per giorni a parlare di questo, ma il tema di oggi è l'autostima ed il suo rapporto con l'etica. Perché? In che modo le due cose sono legate? Se è vero che l'etica è legata al misterioso funzionamento del Creato (che più banalmente definisco Natura), e che l'uomo ne è parte integrante, questi due elementi sono per forza di cosa legati. Noi siamo esseri intimamente etici, e quando operiamo in senso contrario all'etica, è come se strappassimo qualcosa dentro di noi. Io sono fortemente convinto che ogni malessere dell'uomo parta proprio da questo e quando un uomo non si sente a posto con se stesso, la sua autostima traballa.
Non è facile vivere secondo etica, ma è l'unica via percorribile per stare bene con se stessi .

giovedì 6 novembre 2008

Osa desiderare!

Mi rendo sempre di più conto che nella crescita personale, la cosa più difficile da fare è desiderare. Sono quotidianamente in contatto con persone che decidono di mettersi in discussione, disposte a fare sacrifici per cambiare la loro vita, ad investire tempo e denaro per crescere e migliorare... eppure fanno una fatica incredibile quando si tratta di desiderare. Qualcosa che dovrebbe venirci naturale e spontaneo è invece uno dei muri psicologici più invalicabili. E la cosa peggiore è che non possiamo crescere se non desideriamo.
Quando eravamo bambini, desiderare era normale amministrazione e quando non riuscivamo ad avere quello che volevamo, facevamo i capricci e ci impuntavamo. Allora ci veniva detto che non è così che si fa, che non si può avere tutto, che è inopportuno fare tante storie, che è perfino peccaminoso! Prima o poi, queste cose entrano nella testa e te le porti dietro tutta la vita.
Non dico che dobbiamo dare tutto, ai nostri figli, anzi; ma a mio avviso, riconoscere il limite tra un sano desiderio ed un capriccio bell'e buono è forse l'aspetto in assoluto più difficile dell'essere genitore.
Ora, però siamo adulti. Abbiamo - o dovremmo avere - una chiara idea di ciò che distingue un desiderio costruttivo da uno narcisistico. Allora è il momento di osare desiderare, di sbarazzarci dei sensi di colpa, della vergogna, del senso di inadeguatezza, di tutto ciò che ci fa concludere di non essere meritevoli. Non solo siamo meritevoli, ma abbiamo il DIRITTO di avere il meglio dalla vita.
Sempreché lo desideriamo davvero...

mercoledì 5 novembre 2008

Le tue debolezze sono il tuo migliore alleato

Abbiamo paura delle nostre debolezze, ce ne vergognamo, eppure sono quelle le chiavi al nostro successo.
Ma attenzione: non sono le nostre debolezze in quanto tali a crearci disagio, bensì le nostre convinzioni errate, che ci fanno vedere le nostre debolezze come qualcosa di negativo. E allora, cosa succede? Le copriamo, le proteggiamo e quindi... le manteniamo. Il nostro ego fa un buon lavoro, qui. Ci vuole impedire di mostrare le nostre vulnerabilità affinché gli altri non le vedano, non le giudichino, non se ne approfittino. Ma così blocchiamo la nostra crescita.
Un pò come una mamma chioccia, sempre pronta a difendere il suo piccolino, a coprirlo come un astronauta perché non prenda il raffreddore: lei crede che lui sia debole e vuole impedirgli che si ammali. Allo stesso modo, il nostro ego vuole farci credere che le nostre debolezze siano un male e fa di tutto per impedirci di fare i conti con esse.
Ma i bambini DEVONO prendere il raffreddore se vogliono rafforzare il loro sistema immunitario; e così anche noi dobbiamo fare i conti con le nostre debolezze se vogliamo rafforzare il nostro sistema immunitario emozionale. Ed il modo migliore per farlo e guardarle in faccia, anche se il nostro ego ci lancerà segnali di vergogna per impedircelo. Ma va bene, perché quella vergogna è la molla di cui abbiamo bisogno per desiderare di superare le nostre carenze.
Questo significa crescere.

Sapere dove ti trovi per sapere dove andare

La prosperità, l'abbondanza riguarda il nostro desiderio. Non ho mai conosciuto nessuno che vivesse nella prosperità e che non avesse un profondo desiderio di avere tutto dalla vita. Certo, tutti vogliono tutto, ma dire "tutto" o "niente" è praticamente la stessa cosa se non sai cosa vuoi, esattamente . Tuttavia, per sapere cosa si vuole, occorre prima di tutto sapere cosa manca.
Il tuo stato attuale, la situazione nella quale ti trovi ora, è uno stato di carenza e se non sei pronto ad ammetterlo, se permetti al tuo ego di negare questa realtà per proteggerti dal dolore della consapevolezza di questa carenza, non conoscerai mai la prosperità: è il prezzo (il primo) che la vita ti chiede di pagare per vivere nell'abbondanza.
Chiunque abbia avuto grandi fortune, dalla vita (fortune guadagnate, ovviamente, non ereditate), ad un certo punto si è messo in contatto con il proprio stato attuale e non è stata un'illuminazione piacevole; ma è stata anche la miccia che ha acceso la fiamma del desiderio e che ha spinto queste persone a perseguire il loro successo.
Devi sapere dove ti trovi prima di sapere dove andare. La prosperità non riguarda solo il denaro, ma tutte le sfere della tua vita. Prima di dire nella mia vita va tutto bene!, abbi il coraggio di guardare in faccia la tua realtà e di ammettere che c'è ancora ampio margine di miglioramento in ogni area.
Comunque, se decidi di non farlo, se sei convinto che nella vita bisogna accontentarsi, non c'è problema: il premio di consolazione è una vita così così . Meglio di niente

lunedì 3 novembre 2008

Condividi le tue opinioni

Ricevo quasi ogni giorno e-mail con commenti e feedback sulle Messe a Punto Quotidiane da parte di molti affezionati lettori, commenti che apprezzo molto soprattutto per i loro contenuti. Mi spiace, però, che non vengano condivisi con altre persone.
Forse non tutti sanno che esiste un blog a cui si può accedere cliccando sul link che si trova a calce di tutte le messe a punto. E' molto facile usarlo: basta aprire un account che richiede solamente la tua e-mail ed una password. Tutto qui.
Il blog viene aggiornato quotidianamente con l'aggiunta dell'articolo che si riferisce alla messa a punto di quel giorno e sarebbe bello se chi si sente di dire qualcosa, commentare o magari anche criticare possa farlo pubblicamente. Così come non scrivo le messe a punto solo per me stesso, vorrei che anche i tuoi contributi potessero apparire pubblicamente, perché in questo modo contribuiamo tutti ad arricchire il blog che è focalizzato sulla crescita personale, cosa di cui c'è grande bisogno e di cui ci sarà sempre più bisogno nel prossimo futuro.
Ti ringrazio sin d'ora per la tua collaborazione ed i tuoi attestati di stima, con l'augurio che (come diceva la scritta sulla tomba di quel vescovo anglicano) insieme si possa migliorare noi stessi e ciò che ci sta attorno, dalla famiglia, alla comunità, alla società e, chissà, il mondo!

Giù la maschera

Oggi è Halloween, l'ennesima festa importata da oltreoceano (della serie: ogni scusa e buona per divertirsi... ma va bene!) di cui, però, pochi conoscono il senso e l'origine. Il 31 ottobre, nella tradizione celtica prima ed anglosassone poi (anche se pare che abbia perfino origini romane!), ha sempre rappresentato un giorno infausto, negativo, in cui al Male veniva concesso di imperversare, la notte prima di Ognissanti.
La gente dei villaggi, allora, indossava maschere e si travestiva da creature paurose per spaventare gli spiriti maligni.Per molte persone, purtroppo, Halloween dura tutta la vita. Per cacciare i propri dèmoni interiori, indossano maschere spaventose al fine di lenire le proprie paure ed i propri dolori. Certo, è facile fare riferimenti ovvi alla maschera del pedofilo, dell'assassino, dell'avaro, del corrotto... ma ci sono maschere anche meno appariscenti, che tuttavia allontanano solo le persone care, senza spaventare minimamente i dèmoni interiori.
Sono la maschera dell'orgoglioso, del timido, del prevaricatore, dell'indifferente, della vittima, dell'apatico, del pigro, dell'iroso, del presuntuoso, dell'invidioso... Rimuovi Halloween dalla tua vita, togli la maschera ed affronta i tuoi demoni con la forza della verità e della fede nella Luce dell'alba che sta al di là del buio più fitto.
Che Halloween, come per i bambini, possa per te essere solo una festa di gioia e di divertimento che arriva una volta l'anno.

giovedì 30 ottobre 2008

La guerra interiore

Nella precedente "Messa a punto" sullo stress, avevo parlato di stress positivo, cioè quello fisico, e di stress negativo, cioè quello emotivo. Oggi vorrei parlare un pò più di quest'ultimo, perché è quello che dà i maggiori problemi.
L'altra volta dicevo che lo stress è il risultato di un processo di adattamento ad una situazione e questo vale sia a livello fisico che emotivo. Tuttavia, lo stress veramente cattivo è unicamente a livello emotivo ed è quello che scaturisce dai propri conflitti interiori.
Uno stress emotivo semplice, sebbene intenso, è solitamente legato ad uno specifico episodio (matrimonio, divorzio, morte di un caro, trasloco, ecc.) e, con un periodo più o meno lungo di riposo, dovrebbe risolversi. I conflitti interiori, invece, perdurano nel tempo, sfibrano i sistemi di compensazione del nostro organismo ed intaccano il nostro sistema immunitario, con conseguente deterioramento della qualità della nostra vita.
Tali conflitti interiori sono sostanzialmente dovuti al:
1. Subire una situazione non voluta
2. Non avere il controllo su una situazione
3. Reprimere le proprie emozioni
4. Agire in modo non etico (o secondo la propria coscienza)
5. Mancanza di amore o di riconoscimento dalle persone importanti
Ci sono molte altre situazioni stressogene, ma queste sono certamente le più comuni e se ti trovi in una di queste, devi risolverle. Molte di queste situazioni non possono essere risolte da te, perché effettivamente fuori dal tuo controllo. In tal caso, devi cambiare il tuo modo di approcciarti al problema, di vederlo sotto lenti diverse.

mercoledì 29 ottobre 2008

Cambia tu per primo

Tutti vogliono cambiare le cose... purché riguardi gli altri. Come si tocca il proprio orticello, polemiche, scioperi, rivolte... Ma dove crediamo di andare, così?
Oggi voglio riportare le parole scritte sulla tomba di un vescovo anglicano nelle cripte dell'Abbazia di Westminster.

Quando ero giovane e libero
E la mia fantasia non aveva limiti
Sognavo di cambiare il mondo.
Diventando più maturo e più saggio
Ho scoperto che il mondo non cambia,
Così ho accorciato il tiro
E ho deciso di cambiare il mio paese.
Ma nemmeno quello cambiò.
Andando avanti con gli anni,
In un ultimo disperato tentativo,
Ho pensato di cambiare soltanto la mia famiglia,
Le persone a me più vicine e care
Ma purtroppo, non ne vollero sapere.
Ed ora che giaccio sul mio letto di morte,
Ho finalmente capito:
Se solo avessi cambiato innanzitutto me stesso,
Il mio esempio avrebbe indotto la mia famiglia a cambiare;
E con la loro ispirazione ed incoraggiamento,
Avrei potuto migliorare il mio paese...
E chissa...?
Avrei anche potuto cambiare il mondo.

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martedì 28 ottobre 2008

Scommetti su qualcosa di solido

Nel giro di una ventina di giorni ho visto un crollo di vita e di gioia, nelle persone. Sono tutti cupi e preoccupati per quello che sta succedendo. Nessuno fa più niente o è interessato a niente. Si pensa solo al lavoro, a come si andrà avanti, alla recessione che è alle porte...
E CHE SARA' MAI !!
Non è la fine del mondo, per la miseria! Per il prossimo anno si prevede una flessione del PIL dello 0,5%. No, dico, dello 0,5%!! Non del 30%! E in ogni caso, da chi dipende? Certo è che se ce la facciamo tutti sotto, nessuno spende più niente, una flessione dello 0,5% è una previsione fin troppo ottimistica. Il mercato non è un'entità trascendentale su cui non abbiamo alcun controllo: siamo noi, il mercato, e se manteniamo i nervi saldi, supereremo questo momento in molto meno tempo e con minori conseguenze.
Questa crisi ci sta insegnando qualcosa, se abbiamo l'umiltà e la forza d'animo necessarie per vederlo. Fino adesso abbiamo puntato tutto sul denaro, sulle speculazioni, cani e porci che giocavano in borsa attratti dal guadagno facile. Ma l'economia non è fatta di questo e ce lo sta urlando alle orecchie, adesso. L'economia è fatta di passione, di fiducia, di obiettivi, di progetti, di sogni, di sudore ed è a tutto questo che stiamo tornando, che ci piaccia o meno.
Se vuoi ritrovare la motivazione per andare avanti e perfino prosperare in questo momento, mentre tutti si stanno strappando i capelli, scegli di scommettere su ciò che di più solido ed intimamente tuo hai, qualcosa che nessuna flessione di borsa potrà mai portarti via: il tuo senso di scopo. E se non sai quale sia, beh, trovatene uno... alla svelta!

lunedì 27 ottobre 2008

L'eccellenza è solo una questione di mente

Che sia nello sport, nel mondo del lavoro, nell'area intima... la differenza tra vincere e perdere è solo una questione mentale.
Poche settimane fa ci sono state le Olimipadi di Pechino ed abbiamo visto quanto sia vera quest'affermazione. Sotto il profilo della preparazione tecnica e fisica, non c'è davvero molta differenza tra un atleta e un altro, tant'è che lo scarto tra una medaglia d'oro ed una d'argento si misura il più delle volte in millesimi di secondi, in millimetri, in grammi, ecc. Qual è, allora, l'elemento determinante che fa pendere verso una medaglia piuttosto che un'altra o perfino il niente se non è una questione di allenamento? La sorte?
No... E' la mente, la sua capacità di focalizzare sull'obiettivo, di far venire fuori il desiderio, la motivazione, di concentrare tutta la propria vita in quei pochi secondi o minuti che dura la gara.
Nella vita, ma soprattutto nel lavoro, non è molto diverso. Pensare di prosperare, soprattutto di questi tempi, solo perché crediamo di avere un prodotto migliore o il design migliore o la lavorazione migliore significa condannarsi alla mediocrità. Il gap tecnologico tra un concorrente ed un altro, tra un paese ed un altro, si sta assottigliando sempre di più. L'unica differenza tra la mediocrità e l'eccellenza la fa e la farà sempre di più la nostra mente.
Focalizzazione, desiderio, motivazione, senso del servizio, atteggiamento costruttivo... sono questi i plus competitivi del prossimo futuro.

Just f...ing do it!

Esistono due regole d'oro della leadership: la prima è che tu sia il primo a fare quello che insegni; la seconda è di non chiedere mai agli altri di fare ciò che tu per primo non faresti. Oggi vorrei focalizzarmi sulla prima.
E' troppo facile fare i soloni, pontificare e indottrinare senza mettersi in gioco per primi. Il leader è colui che nella battaglia si mette in prima fila e guida il resto degli uomini; colui che per primo fa ciò che gli altri hanno ancora paura o si sentono a disagio a fare. L'unica leadership che funzioni è la leadership basata sull'esempio, sull'azione. Non è il più saggio né il più intelligente né il più forte ad essere degno di guidare, ma quello che ha più palle, quello che fa e basta.
Come genitore, come imprenditore, come membro di questa società, cosa stai facendo che corrisponda sempre a ciò che dici di fare? E cosa non stai ancora facendo? Se dici che va fatto è perché credi che sia giusto farlo. E se non lo stai facendo è perché, evidentemente c'è qualche blocco da sfondare.
Ecco un buon punto di riflessione per la propria ulteriore crescita personale.

giovedì 23 ottobre 2008

Non dimenticarti perché stai comunicando

La comunicazione è un'attività umana talmente normale e spontanea che viene presa per scontata e ci dimentichiamo perché comunichiamo... Già, perché?
La comunicazione, che sia nella vendita o nei semplici (!) rapporti interpersonali, ha uno scopo ben preciso ed è quello di raggiungere un risultato. Pensaci un attimo: se non avessi delle aspettative, ti prenderesti la briga di aprire bocca? Che sia perché devi vendere qualcosa o che sia per creare o rafforzare un rapporto, ti aspetti sempre un ritorno.
Dovremmo sempre ricordarci che ogni comunicazione, anche una semplice preghiera, non è mai fine a se stessa, ma è uno strumento che usiamo per avere ciò che vogliamo. Può essere anche per fini altruistici (e quanto bello sarebbe se fosse così il più delle volte), ma in realtà ci attendiamo sempre un riscontro.
Non solo. Non dimenticare mai che anche il tuo interlocutore sta comunicando per raggiungere un suo risultato. Quindi, quando apri bocca ricorda di farti sempre queste tre domande: perché sto comunicando e dove voglio arrivare?; la comunicazione in atto mi ci sta portando?; e il mio interlocutore sta andando dove vuole arrivare?
Ricordati di porti sempre queste tre domande e ti assicuro che mai nessuna comunicazione sarà per te più inutile o noiosa.

mercoledì 22 ottobre 2008

La gente vuole dolore: e tu daglielo!

Ti dico subito che questa è una delle "messe a punto" più ciniche che abbia mai scritto e che mai scriverò, ma va anche detto che non è colpa mia se le persone sono fatte così. Se ne può solo prendere atto e paradossalmente usarlo proprio per aiutarle.
Secondo te, perché credi che le persone cerchino di comportarsi bene: perché vogliono andare in paradiso o perché non vogliono andare all'inferno? Eh già, la prospettiva del dolore provoca sicuramente una risposta più forte della prospettiva del piacere e questo ci rende estremamente vulnerabili nei confronti di disonesti e truffatori, ma possiamo sfruttare questo meccanismo mentale, che risale all'inizio dei tempi, per far sì che le persone agiscano per il loro vantaggio... a patto, naturalmente, che le nostre intenzioni siano etiche.
Solitamente, che si tratti di vendere o di proporre qualcosa che richieda che il nostro interlocutore esca dalla sua area di conforto, abbiamo sempre una reazione, da parte sua, tesa a difendere la sua posizione. Egli ha paura di perdere qualcosa, che si tratti di soldi, di una situazione vantaggiosa, di un privilegio, uno status, ecc. Quando è così, cercare di convincerlo che questo non succederà o che addirittura ne avrà un beneficio, non sortisce solitamente gli effetti desiderati, perché la prospettiva del dolore è più forte. Cosa fare, dunque?
Semplice: dagli più dolore di quanto non possa sopportare. Non cercare di convincerlo che starà bene se farà o se acquisterà, ma cerca di fargli capire quanto starà male se NON farà quello che gli stai proponendo. Lui si identificherà col dolore e farà di tutto per evitarlo.

martedì 21 ottobre 2008

Se il cliente obietta, incasinalo!

Cosa fa il venditore medio quando il suo cliente obietta? Esatto, cerca di convincerlo delle sue ragioni: pessima tattica!
Uno dei più grandi venditori di tutti i tempi è stato Socrate (o Platone, va a sapere...). Leggiti l'Apologia o il Simposio per capire come lui rispondesse alle obiezioni dei suoi interlocutori: è straordinario! Lui lasciava che loro parlassero e non obiettava mai. Semplicemente, prendeva le conclusioni a cui gli altri giungevano e le interrogava, in modo tale che quegli stessi interlocutori si intorcigliassero sui loro ragionamenti per poi alla fine convenire che Socrate aveva ragione.
Un altro grande venditore è stato Gesù Cristo (e lo dico con enorme rispetto, perché la vendita è un'arte nobile e perfino sacra se usata per i fini giusti). Quando i suoi detrattori cercavano di metterlo in castagna con domande maligne e tendenziose, lui non rispondeva mai direttamente, ma con metafore e parabole, in modo che loro stessi non potessero più proseguire con il loro intento disonesto.
Quando vendi, non cadere nella trappola che ti tende il cliente portandoti ad argomentare le sue ragioni. Questo non fa altro che aumentare i contrasti e la sfiducia. Piuttosto, alle obiezioni rispondi sempre con domande che inducano il cliente ad interrogare le sue convinzioni e concludere che la verità potrebbe anche essere diversa. Solo allora puoi esporre le tue argomentazioni.

lunedì 20 ottobre 2008

Il successo è impossibile se temi il fallimento

Uno dei motivi per cui molte persone non raggiungono il successo è perché temono il fallimento. Il fallimento fa parte del processo di crescita e raramente si è vista una persona di vero successo che non abbia fallito almeno una volta.
Il problema è che le persone, soprattutto in Italia, non desiderano il successo per quello che può dare, ma soprattutto per il riconoscimento che ne deriva. Amano ostentare belle auto, una bella casa, godono del prestigio sociale... Dio mio! Cosa penserebbero di me se fallissi! Ed è proprio questo che blocca il successo. Può sembrare paradossale, ma Negli USA, ad esempio, paese dove il mito del successo è così forte, atteggiamento che noi italiani abbiamo sempre in qualche modo spocchiosamente ridicolizzato, fallire non è un'onta come qui da noi. Ho fallito? Okay, ho imparato qualcosa e posso ricominciare!
Ora, la questione è molto semplice. Il successo non piove dall'alto: comporta duro lavoro, molti rischi ed è facile scivolare. E se la paura di scivolare è più forte della meta che si vuole raggiungere, cercheremo di evitare i rischi, precludendoci per sempre il successo.
Devi scegliere: vuoi sentirti dire "bravo" o vuoi il meglio che la vita può darti?

venerdì 17 ottobre 2008

Non dire MAI che non hai tempo

Il tempo è una strana cosa. Di fatto non esiste, è un'invenzione totalmente umana, tant'è che né gli animali né i bambini, prima di imparare a leggere l'ora, hanno la concezione del tempo. Ed anche per noi adulti, la sensazione del suo trascorrere è legata ai diversi stati mentali ed emozionali che proviamo durante la giornata.
Ciò premesso, dunque, affermare di non avere tempo non ha senso, perché dal momento che lo abbiamo inventato noi, abbiamo anche il potere di controllarlo. Noi crediamo di non avere tempo, ma quello che stiamo veramente dicendo è che non conosciamo ancora il modo di gestirlo efficacemente.
Un certo Parkinson (non quello del famigerato morbo, tanto per essere chiari) ha formulato una legge fondamentale sul tempo, che dice che ogni attività umana assorbirà tutto il tempo che a tale attività è stato assegnato. In altre parole, se per fare una cosa pianifichi un'ora di tempo, la farai in un'ora; se per la stessa attività pianifichi mezz'ora, la farai in mezz'ora!
Ti propongo un semplice esercizio. Credi di essere in grado di rosicchiare tre minuti ad ogni trenta minuti di lavoro? Alla fine della giornata ti ritroverai in omaggio quasi mezz'ora di tempo in più! Non male, vero?

giovedì 16 ottobre 2008

Raggiungere gli obiettivi? Naturale!

Fissiamo e raggiungiamo obiettivi in continuazione durante la giornata. Ci alziamo, ci laviamo, facciamo colazione, andiamo al lavoro, fissiamo ed andiamo ad appuntamenti, portiamo i bambini a scuola: magari, finora hai preso tutte queste attività un pò per scontate, ma si tratta di veri e propri obiettivi che richiedono impegno, programmazione e soprattutto azione.
Raggiungere obiettivi più importanti non è proprio così diverso. Cambiano solamente la posta in gioco e, di conseguenza, la nostra capacità di fare i conti con le nostre convinzioni limitanti. Fare le cose di tutti i giorni non è necessariamente qualcosa che desideriamo fare, ma qualcosa che dobbiamo fare. Quando ci fissiamo degli obiettivi specifici, invece, si tratta di qualcosa che desideriamo, quindi l'impegno emozionale è più alto ed a quel punto subentra la paura di non farcela: per questo sembra più difficile e, magari, talvolta decidi di desistere.
Quando ti poni un obiettivo, per quanto ambizioso, devi partire dal presupposto che sei già attrezzato/a per avere successo. Devi solo dargli uno scopo, alzare la posta e fare un'attenta pianificazione. Il resto viene da sé.

Non sei perfetto: fattene una ragione

Vuoi acquistare una casa. Ne trovi una bellissima: grande, ariosa, soleggiata, in pieno centro, coi negozi vicini, ottime rifiniture, ecc. Certo, il prezzo riflette il valore... ma, pur avendo il denaro, non la comperi. Perché?
Perché a te, tutto sommato, non importa granché che sia grande, ariosa o soleggiata, non ti interessa di stare in centro, dei negozi non te ne può fregar di meno... D'accordo, le rifiniture sono davvero buone: troppo poco, però, per giustificare quella spesa, almeno per quanto ti riguarda.
Ecco, noi facciamo la stessa cosa con noi stessi. L'autostima è una stima che facciamo su di noi. Siamo tutti dotati di grandi qualità, facciamo cose più o meno importanti, siamo amati, apprezzati e riconosciuti. Eppure, malgrado ciò, molti di noi non si "comperano". Si prende per scontato ciò che abbiamo, che facciamo e che siamo e diamo importanza a tutto ciò che non abbiamo, non facciamo e non siamo. Un bel modo per incasinarci !
Vuoi vedere schizzare in alto la tua autostima? Comincia a fare un inventario di tutto ciò per cui puoi e devi essere grato e smettila di massacrare i tuoi gioielli di famiglia con assurde aspettative. Tanto non sarai mai perfetto...

martedì 14 ottobre 2008

Attento a ciò che desideri: potrebbe avverarsi

Non è vuota retorica. Quando desideriamo intensamente qualcosa e siamo disposti ad agire ed a pagare un prezzo, quel desiderio si avvera. E' sempre successo e sempre succederà. Ma il punto non è questo. Il punto è: sicuro di desiderare veramente ciò che credi di desiderare?
Un tantino contorto? Ora mi spiego... Cosa desideri per la tua vita? Solitamente parliamo di: denaro, viaggi, casa, piacere, affetto, sesso, una laurea... Okay: perché? Può sembrare una domanda ovvia, ma così ovvia, in realtà, non è. Si confonde facilmente desiderio (cosa voglio) con stato desiderato (come voglio sentirmi) e questa confusione porta spesso persone a perseguire anche per anni un sogno che, una volta raggiunto, alla fine non le appaga. Ed è una triste constatazione, soprattutto per i sacrifici che hanno fatto.
Non lasciarti incantare dalle sirene del desiderio: per un attimo di piacere ti chiedono in cambio la vita. Cerca, piuttosto, di capire come vuoi sentirti e scegli i tuoi obiettivi in base a quello: in questo modo, non puoi non fare centro!

sabato 11 ottobre 2008

Trappole mentali

Un mio carissimo lettore ed amico mi ha chiesto di modificare o, meglio, eliminare l'augurio a calce di tutte le Messe a Punto Quotidiane: ti auguro tutto il successo possibile...
Motivo? Non gli suonava bene, associava il possibile a poco e, quindi, era come se gli augurassi poca cosa. Al limite, sosteneva, meglio augurare tutto il successo che vuoi.
Vorrei condividere con te cosa gli ho risposto, per aiutarti a capire come le nostre convinzioni si trasformino spesso in vere e proprie trappole mentali.

"... Forse è la parola possibile che manda in crisi la tua “vocina” interiore. Tu associ il possibile al poco, ma non mi sto riferendo a ciò che ritieni essere possibile per te nello specifico, ma per un qualsiasi essere umano, che è tantissimo. Forse è la tua vocina che ti sta dicendo: “più di tanto non credo di poter avere o meritare e quest'augurio mi sbatte di fatto in faccia questa realtà tutti i giorni!”.
D’altra parte, se anche ti augurassi tutto il successo che vuoi, cosa ti dice che anche il tuo volere non sia limitato? Voglio dire, se non ritieni possibile di poter avere 100, ma diciamo solo 30, il tuo volere si adatterà a quel 30 perché ritiene che più di così non potrebbe avere, quindi che senso ha desiderare di più?

Secondo me, non è una questione di termini, ma di lettura della realtà. La tua osservazione è molto interessante perché ti aiuta a scoprire qualcosa di te che è magari ancora sepolto. Che si tratti di possibilità o di volontà, ciò che importa davvero è cosa credi di meritare veramente e di poter avere dalla vita.
Tutto il successo possibile vuol dire, semplicemente, che ti auguro di poter avere tutto il successo non che TU ritenga di meritare in questo momento della tua vita, ma che ogni essere umano merita di avere e PUO' avere."

mercoledì 10 settembre 2008

Ma il libero arbitrio esiste davvero?

Questa mia domanda, che esprime anche un chiaro dubbio, potrà sorprenderti. In effetti, penserai, se non ne sono sicuro io che lavoro con le persone mettendole davanti a scelte che avranno un profondo impatto sulla loro vita, chi dovrebbe crederci? La tua perplessità è legittima e, naturalmente, questo articolo confermerà che il libero arbitrio esiste certamente, ma che non è poi così ampio come si può credere. Tuttavia c'è, eccome, e non ho nessuna intenzione di dare a qualcuno un appiglio per concludere che non abbiamo alcuna scelta.

La realtà è che, comunque, abbiamo un margine assai ridotto di scelta. Pensaci un attimo: cosa determina veramente chi siamo? Innanzitutto, il nostro DNA, il nostro patrimonio genetico ed è evidente che su quello non possiamo intervenire in alcun modo. E poi, cos'altro influisce su ciò che diventiamo? L'ambiente nel quale cresciamo, i nostri genitori, i nostri insegnanti, ecc. Possiamo forse scegliere chi seguirà la nostra crescita? Piuttosto improbabile, direi. E già solo con la genetica e l'educazione ci giochiamo un'altissima parte della nostra possibilità di scelta. Per non parlare del paese di provenienza e della sua peculiare cultura, dei media, di ciò che, in generale, la società in cui viviamo e operiamo ci dice essere giusto o sbagliato... Sia a livello genetico che culturale, abbiamo obiettivamente scarsissime probabilità di fare scelte che siano veramente nostre. Sia dall'interno che dall'esterno pare che tutto sia già preordinato e non possiamo fuggire alla loro potentissima influenza. E quindi, cosa rimane?

Non possiamo fare nulla per cambiare la nostra essenza biologica, è vero, ma possiamo certamente scegliere stili di vita che quantomeno non agevolino gli handicap che madre natura ci ha posto davanti. Ad esempio, se la nostra ereditarietà è incline all'obesità, possiamo adottare stili di vita che non la favoriscano e lo stesso discorso vale anche per tutte le nostre caratteristiche fisiche o perfino psicologiche. Se anche siamo bruttarelli, anziché sprofondare nella timidezza e la depressione, possiamo scegliere di avere migliore cura del nostro corpo per diventare almeno "interessanti". Se siamo tendenzialmente introversi (che non significa necessariamente essere timidi), possiamo addestrarci ad essere più disponibili ed aperti.

Allo stesso modo, non possiamo cambiare l'ambiente nel quale viviamo ed in cui siamo cresciuti (cioè possiamo anche, ma sarebbe un discorso un pò più lungo), ma una volta adulti possiamo certamente scegliere l'ambiente che riteniamo essere più valido per la nostra crescita. NON POSSIAMO cambiare la realtà, ma abbiamo il potere di scegliere la realtà che vogliamo. E' una piccola cosa, certo, ma il libero arbitrio si gioca tutto lì e, tuttavia, questo ristretto margine di azione è più potente di quanto si possa immaginare.

Se sei sconfortato per la situazione economica, politica o sociale del nostro paese, sono pronto a scommettere che stai frequentando un ambiente che ha la tua stessa visione pessimistica della realtà. Te ne stai tutto il giorno in mezzo a persone che dalla mattina alla sera si lamentano, sono preoccupate, negative, sempre con un piede nella fossa... ESCI FUORI DA QUESTO CIRCOLO!! Cambia ambiente; frequenta persone più positive, che nonostante vivano i tuoi stessi problemi hanno un approccio diverso; persone con una mentalità orientata all' abbondanza invece che alla scarsità; vai a visitare altri paesi; smettila di ascoltare notizie catastrofistiche; leggi libri edificanti che ti aiutino a scoprire la grandezza che c'è in te e cosa puoi fare della tua vita, anziché quelli che ti dicono in quale stato di m... ci ritroviamo. Non è molto, d'accordo, ma questa possibilità sfruttala fino in fondo, anche perché è l'unica che hai e che nessuno può portarti via.

Ricordo un fumetto dove c'è un condannato in mezzo ad un arena sulle cui pareti di cinta c'erano due porte. Il re, dall'alto, gli dice che dietro una delle due porte si trova un boia sanguinario, mentre dietro quell'altra troverà una bellissima fanciulla. Quindi, il re conclude: "Che porta scegli?". Ed il condannato, senza la minima esitazione risponde: "Quella con la bellissima fanciulla!"

Le persone cercheranno sempre di imporci la loro realtà, ma noi abbiamo la possibilità di scegliere quella che vogliamo

giovedì 7 agosto 2008

Prendere il controllo

Nell'ultimo post accennavo al concetto di causa ed effetto e siccome ritengo che sia della massima importanza, mi pare giusto approfondirlo. Va detto innanzitutto che l'uomo sottosta a precise leggi naturali, fisiche, chimiche, biologiche, mentali, ecc. dalle quali non può prescindere se vuole vivere una vita soddisfacente. Certo, abbiamo il cosiddetto libero arbitrio e, al contrario di qualsiasi altra creatura, abbiamo la possibilità di violare tali leggi, ma a nostro rischio e pericolo.
Ora, una delle leggi fondamentali dell'universo è la legge di causa ed effetto, ossia che ogni causa produce un effetto e, per converso, che ogni effetto origina da una causa (che si rifà alla legge fisica di azione-reazione).
Ma per quanto ci concerne, la vera domanda è: la nostra vita è improntata alla causa o all'effetto? Voglio dire, siamo noi a produrre le azioni o non siamo piuttosto coloro che le subiscono. Se siamo la causa, siamo consapevoli degli effetti che stiamo generando per noi stessi e sul nostro ambiente? E se invece siamo l'effetto, chi sta producendo le azioni che stiamo subendo?
Prima di rispondere se ritieni di essere causa piuttosto che effetto, tiene presente che il pessimismo, la negatività, il vittimismo, la lamentela sono tutti prodotti dell'effetto, a meno che non piaccia sguazzarci dentro. Ma siccome non ho ancora incontrato nessuno che goda nell'essere negativo o pessimista, non posso che concludere che tale persona subisca le azioni-causa di qualcun altro. Ogni qual volta ci lamentiamo del nostro partner, dei nostri genitori, dei nostri figli, del nostro capo, dei nostri dipendenti, del governo, stiamo di fatto dicendo che tutti questi sono la causa del nostro disagio... Ed è così che vogliamo vivere?
Se anche per assurdo il nostro partner ci soddisfacesse in tutto, i nostri figli fossero a nostra immagine e somiglianza, se il governo provvedesse a tutti i bisogni dei cittadini e ci sentissimo soddisfatti per tutto questo, saremmo comunque "effetto", perché il nostro stato d'animo non dipenderebbe comunque da noi. La soddisfazione e la negatività sono due facce della stessa medaglia. Non siamo nati per essere soddisfatti, così come non siamo nati per lamentarci: siamo nati per prendere il controllo della nostra vita, per essere "causa" e dare il nostro contributo per rendere migliore il nostro ambiente.
Se vogliamo che cambi qualcosa nel nostro ambiente o nel nostro paese dobbiamo assumere il controllo e la responsabilità della nostra vita, perché se non lo facciamo noi, lo farà qualcun altro per noi ed è esattamente questo che sta succedendo.
Concordo che non sia facile passare di colpo dall'essere effetto all'essere causa e quindi dobbiamo iniziare lentamente, ma inesorabilmente, con piccole cose, ponendoci degli obiettivi e compiere azioni, anche insignificantemente piccole che vadano in quella direzione. Un pò alla volta prenderemo sempre più confidenza con il creare le circostanze, dando così una svolta decisa alla nostra vita.
Anziché lagnarci che non si puù andare avanti così, facciamoci un'altra domanda:
"Cosa posso fare, concretamente, per contribuire a migliorare questa situazione?"

martedì 29 luglio 2008

Lezioni di vita

Un mio caro amico mi inviato dei link a YouTube dove ci sono un paio di filmati relativi all'ultima lezione del prof. Randy Pautsch, morto in questi giorni di cancro al pancreas.
E' una straordinaria lezione di vita tenuta da un uomo che sapeva di dover morire, ma che ha deciso di non lasciarsi abbattere e di vivere gli ultimi momenti con gioia e divertimento. Nel corso di questa lezione, impensabile nelle Università italiane, il prof. Pautsch ripercorre la sua vita personale e professionale, traendo delle conclusioni per una migliore qualità della vita. Non parla di governo, di tasse, di ingiustizie, di guerre, ma parla di amore, di comprensione e di assumersi la responsabilità della propria vita: non è un caso che ne parli in questo blog.

E' un vero e proprio inno alla vita, quello di Pautsch, che conclude che una vita migliore dipende solo ed unicamente da noi e riporta alcune straordinarie perle di saggezza. Riferendosi agli ostacoli dice: "Gli ostacoli esistono per un motivo: sono lì per consentirci di capire quanto veramente desideriamo ciò che vogliamo ottenere."

Poi, verso la fine, dà veri e propri suggerimenti di vita che, se a primo acchito possono sembrare banali e risaputi, non fa male tornarci sopra e rifletterci:
1. Essere sinceri
2. Comportarsi in modo etico
3. Dare alle persone che giudichiamo il tempo di mostrare il loro lato migliore
4. Non lamentarsi. Mai!
5. Aiutare gli altri a raggiungere i loro sogni

Non voglio andare oltre e preferisco che sia lo stesso Pautsch a dire la sua.
Se conosci l'inglese, puoi vedere un filmato di oltre un'ora (credimi, ne vale la pena)

http://it.youtube.com/watch?v=ji5_MqicxSo&feature=related

Se, invece, non sai l'inglese, c'è un filmato più corto che riassume quanto sopra ed è sottotitolato in italiano:

http://it.youtube.com/watch?v=k-rEHMic2KY

Prenditi il tempo di guardare l'uno o l'altro dei filmati (se puoi, il primo). Oltre che istruttivi sono pure divertenti.
E quando avrai finito, ti invito a riflettere sulla nostra situazione, sullo scopo di questo blog, che è quello di aiutare quante più persone possibili ad avvicinarsi alla filosofia di vita promossa dal prof. Pautsch, l'unica possibile!

venerdì 25 luglio 2008

Impara la formula magica: "E allora?"

Quando ascoltiamo o vediamo cose negative, la nostra mente ci propone automaticamente delle immagini di possibili conseguenze, cioè in che modo questa notizia avrà ripercussioni sulla nostra vita.
Noi dobbiamo assolutamente evitare di cadere in questa trappola!

Capisco che per qualcuno possa risultare difficile, ma questo è il momento in cui dobbiamo ricordarci di recitare una semplice, ma potentissima formula magica:

"E ALLORA ?"

Cosa vuol dire?

Significa che tutte le volte che ascolti qualcosa di negativo e che ti indispone e/o ti predispone al pessimismo ed al vittimismo, anziché lasciarti abbattere dalle prospettive negative, chiediti semplicemente:
"E allora? In che modo questo può influenzare concretamente la mia vita?"
Hanno scoperto che qualcuno prende le mazzette, che c'è violenza nelle città, che rapiscono bambini, che aumenta il prezzo del petrolio, ecc.
Bene: "E allora? In che modo questo tocca concretamente la mia vita?

D'accordo, non è piacevole sapere che qualcuno ti sta truffando, che potresti essere assalito, che i tuoi figli potrebbero venire rapiti, che ti tocca stare attento a dove vai in auto, ecc.
Ma non è questo il punto!
Il vero punto è: quanto consentirò a queste notizie di cambiare il mio modo di rapportarmi con le persone che mi stanno vicine, con il mio lavoro, coi miei sogni e così via? Se sei preoccupato hai paura, se hai paura diventi ansioso, se sei ansioso diventi scostante, se sei scostante crei conflitti... E tutto questo perché? Se uno prende mazzette, che sia la giustizia ad occuparsene... Già, ma sei poi la giustizia non fa il suo dovere? Allora vorrà dire che ci sarà un truffatore libero, ma (ancora una volta) questo cos'ha a che fare, concretamente, con la mia vita?
Quante sono le possibilità di essere assaliti per strada? Quante persone conosci personalmente che sono state assalite negli ultimi dieci anni? Forse una? Nella peggiore delle ipotesi, due? E tu permetti che un insignificante dato statistico rovini la tua vita?
Sei forse un miliardario che potrebbero rapinarti il figlio?
Aumenta il costo della benzina? Che sia la volta buona che prenderai la bici per fare 200 mt.! Migliora anche la salute!

Con questo non voglio dire che dobbiamo abbassare la guardia sociale e permettere che tutto avvenga con il nostro bene placito. Sto dicendo che la negatività genera senso d'impotenza e che il senso d'impotenza genera paura che, a sua volta, genera immobilità.
Non vedi ciò che sta avvenendo? I media ti dicono che hai il diritto di essere informato affinché tu, da bravo cittadino, possa fare qualcosa in merito. Teoricamente, il ragionamento non fa una piega, ma la realtà è diversa. Tant'è vero che nonostante tutta l'informazione, le trasmissioni TV ed i libri di denuncia che vendono milioni di copie speculando sulla tua paura, cosa sta veramente cambiando nel nostro paese?
Nulla! Ma quel che è peggio, rovina la tua vita aggiungendo senso d'impotenza a senso d'impotenza.

Puoi cambiare tutto questo.
Ascolta pure ciò che sta accadendo nel mondo, ma non lasciare che la negatività avveleni la tua mente. Prendi solo ciò che di positivo ti viene dato ed usalo a tuo vantaggio. E ti dirò di più: evita di ascoltare anche le persone che vengono da te per lamentarsi della loro situazione, perché le persone che ti sono vicine sono ancora più pericolose (anche se non consapevolmente, s'intende). So che sembra cinico, ma qual è l'alternativa? Un tuo amico o un tuo parente ti dice che se la sta passando male, diciamo coi soldi. Tu come ti senti? Puoi farci qualcosa? Probabilmente no. Lui se ne va via con gli stessi problemi di prima, mentre tu hai un problema in più. Ha senso, questo?

Appena senti che qualcuno si sta lamentando, chiedigli subito: "E cosa pensi di fare in proposito? Se posso darti una mano, lo farò volentieri, se mi dici cosa ti aspetti da me."
In questo modo, può succedere una di due cose: la prima è che risponde puntualmente alla tua domanda e ti dice cosa intende fare ed in che modo puoi aiutarlo: se puoi farlo, immagino che lo farai. L'altra cosa è che non sa cosa fare. Quindi o ti chiede un consiglio, e se puoi glielo dai, oppure smette semplicemente di parlarne.
Vedi, non è importante cosa succede. La cosa importante, sia per te che per lui, è che da una situazione negativa (di semplice sfogo) si passa ad una costruttiva, oppure si taglia corto. In ogni caso, l'altra persona rimane con la sensazione che le sei vicina e comincerà a pensare a ciò che può fare, non a ciò che non può fare.

La tecnica del "E allora?" è portentosa e può risolvere molti tuoi problemi d'ansia. Ti dirotta verso ciò che hai di positivo e ti da un senso di potere.
E solo quando hai un senso di potere puoi davvero cambiare le cose, anche a livello sociale.

lunedì 21 luglio 2008

Fermiamo il pessimismo prima che sia troppo tardi!

Da qualche anno a questa parte, in Italia ha preso piede un nuovo gioco: il toto-settembre. Ogni anno, da poco meno di dieci anni, la gente si chiede cosa succederà in autunno, dopo l'intorpidimento estivo, quando le fabbriche ed i negozi riaprono e non si sa bene cosa abbia in serbo la politica e l'economia. Si parla di "autunno caldo" quando si prevedono massicce rivendicazioni sindacali, di nuove finanziarie che tengono tutti col fiato sospeso, della scuola che costa sempre di più e così via.

Quest'anno il toto-settembre è più che mai oscuro e gravido di preoccupazioni. L'economia non sta andando benissimo, ed in più abbiamo lo spauracchio del prezzo del petrolio che non smette di crescere, del fenomeno dei utui subprime che potrebbe toccare anche l'Italia, molti negozi stanno chiudendo bottega e molte aziende stanno fallendo o stanno fortemente ridimensionando il personale. I consumi calano vistosamente e la produzione stenta, mentre la politica continua a parlare di cose di cui al cittadino non frega assolutamente niente, lasciandolo sempre di più con la sensazione di non poter far niente per cambiare le cose.

La gente ha paura e non crede più nel futuro. E niente, né corruzione, né malavita, né criminalità, né malgoverno, né casta... niente è più deleterio della perdita di fiducia nel futuro e dobbiamo fare qualcosa per cambiare questo stato di cose. La politica non cambierà, l'economia mondiale seguirà il suo corso, il prezzo del petrolio continuerà probabilmente a salire senza che noi si possa fare nulla a riguardo di tutto questo. L'unica cosa che abbiamo il potere di fare è cambiare il nostro approccio alla realtà, ossia di capire come reagire a tutto questo in modo che torni a nostro vantaggio.

E la realtà è che non sta succedendo niente di così grave, alla fine
. Mi rendo conto che si tratta di un'affermazione forte ed apparentemente incosciente, ma le cose stanno così. L'economia sta rallentando, non sta crollando. La criminalità non sta crescendo, alla fine, la sanità non sta andando peggio. L'intero mondo si sta riassestando ed è normale che ci sia qualche piccolo tremore, qua e là, ma non vi sono meno opportunità e ricchezza di prima, anzi! Quello che sta cambiando, in peggio, è la crescente sensibilità, complice i media, verso queste cose da parte dei cittadini ed è qui che dobbiamo intervenire.

La mia intenzione, ed il mio impegno, è quello di dare il mio personale contributo affinché cresca nelle persone una maggiore consapevolezza di ciò che possono fare per migliorare la loro vita, che si sviluppi in loro una cultura dell'abbondanza che faccia loro vedere le tante opportunità che possono sfruttare, che ricomincino a provare fiducia per il futuro proprio e dei propri figli. Non è utopia: tutto questo è altrettanto vero quanto è vera l'immondizia che stanno cercando di propinarci ogni giorno attraverso la TV e i giornali. E' solo una questione di scelta.

E per arrivare a questo occorre, però, fare qualche piccola modifica nelle nostre abitudini quotidiane:

1. Informarsi il minimo possibile per sapere cosa sta accadendo nel nostro paese e nel mondo . Tutto il resto è ininfluente. Lascia perdere i programmi di approfondimento ed i libri di denuncia: non fanno altro che aumentare il tuo senso d'impotenza e la sfiducia. Non dovremmo conoscere la verità, allora? Certo, ma solo se poi fai qualcosa in proposito. Sapere cosa succede e poi non fare nulla e lamentarti coi soliti "come si fa a andare avanti così?" non fa che aumentare la tua ansia. Se non sei ancora pronto ad agire, non avvelenare la tua mente con inutile negatività. Sapere che i governanti sono corrotti ti fa stare bene? Intendi fare qualcosa a riguardo? Può sembrare un nascondere la testa sotto la sabbia, ma questo è esattamente quello che stai facendo quando focalizzi tutto la tua attenzione sull'immondizia anziché sulle opportunità.

2. Limita le distrazioni. Avere dei passatempo va benissimo, anzi (poi ne parlerò). Accertati solo che quel passatempo non occupi i tuoi pensieri quando dovresti fare altro. Se sei un tifoso, ad esempio, non dedichi solamente quell'ora e mezza alla partita domenicale, ma entri nel vortice dei commenti e dei controcommenti quotidiani, spendi tempo con la Gazzetta dello Sport e ti prepari alla prossima partita. Questo migliora la tua vita? Ti fa ottenere quello che vuoi veramente o ti serve solo per distrarti dai tuoi autentici obiettivi (ammesso che tu ne abbia)? E come il calcio, ci sono molte altre droghe...

3. Passa più tempo con la tua famiglia
. La tua famiglia è il luogo dove puoi rigenerare le tue energie. Non è stando più ore al lavoro per compensare il minore fatturato che risolverai la tua situazione. Non pensare solamente alle TUE esigenze. La tua famiglia ha bisogno di te come tu hai bisogno di lei. Giocare di più coi tuoi figli o seguire i loro interessi ti fa uscire dal tuo guscio di preoccupazioni e ti rigenera, lasciando maggiore spazio alla tua creatività. Poiché le cose sono più difficili quest'anno dell'anno scorso, forse stai lavorando di più... Bene: stai fatturando anche di più? Sono certo che non è così... e allora a che serve?

4. Fai le cose che vorresti fare, ma che hai paura di fare per timore di togliere del tempo al tuo lavoro
. Si torna ai passatempi. Se vuoi avere maggiore controllo della tua vita, devi creare gli eventi, non subirli... Abbrutirti sul lavoro e sacrificare i momenti di relax è segno di passività e non stai dando nulla di valido al tuo lavoro. Se quando lavori sei totalmente focalizzato su quello che stai facendo, produci meglio, di più e puoi permetterti di lavorare dalle due alle quattro ore in meno al giorno per dedicarti ad altro. Non devi credermi: provalo.

5. Investi tempo (e, se necessario, denaro) nella tua crescita
. Può sembrare che stia portando acqua al mio mulino, ma se non credessi fermamente in questa abitudine farei un altro lavoro, ti pare? Finché restiamo nel livello in cui ci troviamo, nemmeno il livello della nostra vita cambierà: questa è una legge della natura! Puoi raddoppiare le tue ore di lavoro, cambiare mestieri, cercare nuovi clienti... puoi fare quello che vuoi, ma se non cambi il tuo approccio alla realtà, non succederà nulla di concreto nella tua vita. Dedica più tempo alla lettura di saggi che riguardano la crescita personale e/o spirituale e, ogni tanto, partecipa a qualche corso (non necessariamente, o non solo, di Carli) che ti aiuti nella tua crescita. Rinuncia ad un paio di scarpe o ad una gita, se devi, ma non barattare l'essenza della tua vita con cose inutili.

Questi sono i punti più importanti, ma ce ne sono anche altri.

Condividi i tuoi punti di vista su questo blog. Invia questo link ed il materiale che ti invierò a tutti quelli che puoi. Abbiamo il dovere di innalzare il livello di coscienza delle persone se vogliamo migliorare la nostra condizione sociale e quella del nostro paese. Ho solo gettato un piccolo sasso: aiutami a trasformarlo in un macigno se anche tu sei del mio stesso parere. Non sarà facile, ma insieme possiamo farcela.