giovedì 30 ottobre 2008

La guerra interiore

Nella precedente "Messa a punto" sullo stress, avevo parlato di stress positivo, cioè quello fisico, e di stress negativo, cioè quello emotivo. Oggi vorrei parlare un pò più di quest'ultimo, perché è quello che dà i maggiori problemi.
L'altra volta dicevo che lo stress è il risultato di un processo di adattamento ad una situazione e questo vale sia a livello fisico che emotivo. Tuttavia, lo stress veramente cattivo è unicamente a livello emotivo ed è quello che scaturisce dai propri conflitti interiori.
Uno stress emotivo semplice, sebbene intenso, è solitamente legato ad uno specifico episodio (matrimonio, divorzio, morte di un caro, trasloco, ecc.) e, con un periodo più o meno lungo di riposo, dovrebbe risolversi. I conflitti interiori, invece, perdurano nel tempo, sfibrano i sistemi di compensazione del nostro organismo ed intaccano il nostro sistema immunitario, con conseguente deterioramento della qualità della nostra vita.
Tali conflitti interiori sono sostanzialmente dovuti al:
1. Subire una situazione non voluta
2. Non avere il controllo su una situazione
3. Reprimere le proprie emozioni
4. Agire in modo non etico (o secondo la propria coscienza)
5. Mancanza di amore o di riconoscimento dalle persone importanti
Ci sono molte altre situazioni stressogene, ma queste sono certamente le più comuni e se ti trovi in una di queste, devi risolverle. Molte di queste situazioni non possono essere risolte da te, perché effettivamente fuori dal tuo controllo. In tal caso, devi cambiare il tuo modo di approcciarti al problema, di vederlo sotto lenti diverse.

mercoledì 29 ottobre 2008

Cambia tu per primo

Tutti vogliono cambiare le cose... purché riguardi gli altri. Come si tocca il proprio orticello, polemiche, scioperi, rivolte... Ma dove crediamo di andare, così?
Oggi voglio riportare le parole scritte sulla tomba di un vescovo anglicano nelle cripte dell'Abbazia di Westminster.

Quando ero giovane e libero
E la mia fantasia non aveva limiti
Sognavo di cambiare il mondo.
Diventando più maturo e più saggio
Ho scoperto che il mondo non cambia,
Così ho accorciato il tiro
E ho deciso di cambiare il mio paese.
Ma nemmeno quello cambiò.
Andando avanti con gli anni,
In un ultimo disperato tentativo,
Ho pensato di cambiare soltanto la mia famiglia,
Le persone a me più vicine e care
Ma purtroppo, non ne vollero sapere.
Ed ora che giaccio sul mio letto di morte,
Ho finalmente capito:
Se solo avessi cambiato innanzitutto me stesso,
Il mio esempio avrebbe indotto la mia famiglia a cambiare;
E con la loro ispirazione ed incoraggiamento,
Avrei potuto migliorare il mio paese...
E chissa...?
Avrei anche potuto cambiare il mondo.

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martedì 28 ottobre 2008

Scommetti su qualcosa di solido

Nel giro di una ventina di giorni ho visto un crollo di vita e di gioia, nelle persone. Sono tutti cupi e preoccupati per quello che sta succedendo. Nessuno fa più niente o è interessato a niente. Si pensa solo al lavoro, a come si andrà avanti, alla recessione che è alle porte...
E CHE SARA' MAI !!
Non è la fine del mondo, per la miseria! Per il prossimo anno si prevede una flessione del PIL dello 0,5%. No, dico, dello 0,5%!! Non del 30%! E in ogni caso, da chi dipende? Certo è che se ce la facciamo tutti sotto, nessuno spende più niente, una flessione dello 0,5% è una previsione fin troppo ottimistica. Il mercato non è un'entità trascendentale su cui non abbiamo alcun controllo: siamo noi, il mercato, e se manteniamo i nervi saldi, supereremo questo momento in molto meno tempo e con minori conseguenze.
Questa crisi ci sta insegnando qualcosa, se abbiamo l'umiltà e la forza d'animo necessarie per vederlo. Fino adesso abbiamo puntato tutto sul denaro, sulle speculazioni, cani e porci che giocavano in borsa attratti dal guadagno facile. Ma l'economia non è fatta di questo e ce lo sta urlando alle orecchie, adesso. L'economia è fatta di passione, di fiducia, di obiettivi, di progetti, di sogni, di sudore ed è a tutto questo che stiamo tornando, che ci piaccia o meno.
Se vuoi ritrovare la motivazione per andare avanti e perfino prosperare in questo momento, mentre tutti si stanno strappando i capelli, scegli di scommettere su ciò che di più solido ed intimamente tuo hai, qualcosa che nessuna flessione di borsa potrà mai portarti via: il tuo senso di scopo. E se non sai quale sia, beh, trovatene uno... alla svelta!

lunedì 27 ottobre 2008

L'eccellenza è solo una questione di mente

Che sia nello sport, nel mondo del lavoro, nell'area intima... la differenza tra vincere e perdere è solo una questione mentale.
Poche settimane fa ci sono state le Olimipadi di Pechino ed abbiamo visto quanto sia vera quest'affermazione. Sotto il profilo della preparazione tecnica e fisica, non c'è davvero molta differenza tra un atleta e un altro, tant'è che lo scarto tra una medaglia d'oro ed una d'argento si misura il più delle volte in millesimi di secondi, in millimetri, in grammi, ecc. Qual è, allora, l'elemento determinante che fa pendere verso una medaglia piuttosto che un'altra o perfino il niente se non è una questione di allenamento? La sorte?
No... E' la mente, la sua capacità di focalizzare sull'obiettivo, di far venire fuori il desiderio, la motivazione, di concentrare tutta la propria vita in quei pochi secondi o minuti che dura la gara.
Nella vita, ma soprattutto nel lavoro, non è molto diverso. Pensare di prosperare, soprattutto di questi tempi, solo perché crediamo di avere un prodotto migliore o il design migliore o la lavorazione migliore significa condannarsi alla mediocrità. Il gap tecnologico tra un concorrente ed un altro, tra un paese ed un altro, si sta assottigliando sempre di più. L'unica differenza tra la mediocrità e l'eccellenza la fa e la farà sempre di più la nostra mente.
Focalizzazione, desiderio, motivazione, senso del servizio, atteggiamento costruttivo... sono questi i plus competitivi del prossimo futuro.

Just f...ing do it!

Esistono due regole d'oro della leadership: la prima è che tu sia il primo a fare quello che insegni; la seconda è di non chiedere mai agli altri di fare ciò che tu per primo non faresti. Oggi vorrei focalizzarmi sulla prima.
E' troppo facile fare i soloni, pontificare e indottrinare senza mettersi in gioco per primi. Il leader è colui che nella battaglia si mette in prima fila e guida il resto degli uomini; colui che per primo fa ciò che gli altri hanno ancora paura o si sentono a disagio a fare. L'unica leadership che funzioni è la leadership basata sull'esempio, sull'azione. Non è il più saggio né il più intelligente né il più forte ad essere degno di guidare, ma quello che ha più palle, quello che fa e basta.
Come genitore, come imprenditore, come membro di questa società, cosa stai facendo che corrisponda sempre a ciò che dici di fare? E cosa non stai ancora facendo? Se dici che va fatto è perché credi che sia giusto farlo. E se non lo stai facendo è perché, evidentemente c'è qualche blocco da sfondare.
Ecco un buon punto di riflessione per la propria ulteriore crescita personale.

giovedì 23 ottobre 2008

Non dimenticarti perché stai comunicando

La comunicazione è un'attività umana talmente normale e spontanea che viene presa per scontata e ci dimentichiamo perché comunichiamo... Già, perché?
La comunicazione, che sia nella vendita o nei semplici (!) rapporti interpersonali, ha uno scopo ben preciso ed è quello di raggiungere un risultato. Pensaci un attimo: se non avessi delle aspettative, ti prenderesti la briga di aprire bocca? Che sia perché devi vendere qualcosa o che sia per creare o rafforzare un rapporto, ti aspetti sempre un ritorno.
Dovremmo sempre ricordarci che ogni comunicazione, anche una semplice preghiera, non è mai fine a se stessa, ma è uno strumento che usiamo per avere ciò che vogliamo. Può essere anche per fini altruistici (e quanto bello sarebbe se fosse così il più delle volte), ma in realtà ci attendiamo sempre un riscontro.
Non solo. Non dimenticare mai che anche il tuo interlocutore sta comunicando per raggiungere un suo risultato. Quindi, quando apri bocca ricorda di farti sempre queste tre domande: perché sto comunicando e dove voglio arrivare?; la comunicazione in atto mi ci sta portando?; e il mio interlocutore sta andando dove vuole arrivare?
Ricordati di porti sempre queste tre domande e ti assicuro che mai nessuna comunicazione sarà per te più inutile o noiosa.

mercoledì 22 ottobre 2008

La gente vuole dolore: e tu daglielo!

Ti dico subito che questa è una delle "messe a punto" più ciniche che abbia mai scritto e che mai scriverò, ma va anche detto che non è colpa mia se le persone sono fatte così. Se ne può solo prendere atto e paradossalmente usarlo proprio per aiutarle.
Secondo te, perché credi che le persone cerchino di comportarsi bene: perché vogliono andare in paradiso o perché non vogliono andare all'inferno? Eh già, la prospettiva del dolore provoca sicuramente una risposta più forte della prospettiva del piacere e questo ci rende estremamente vulnerabili nei confronti di disonesti e truffatori, ma possiamo sfruttare questo meccanismo mentale, che risale all'inizio dei tempi, per far sì che le persone agiscano per il loro vantaggio... a patto, naturalmente, che le nostre intenzioni siano etiche.
Solitamente, che si tratti di vendere o di proporre qualcosa che richieda che il nostro interlocutore esca dalla sua area di conforto, abbiamo sempre una reazione, da parte sua, tesa a difendere la sua posizione. Egli ha paura di perdere qualcosa, che si tratti di soldi, di una situazione vantaggiosa, di un privilegio, uno status, ecc. Quando è così, cercare di convincerlo che questo non succederà o che addirittura ne avrà un beneficio, non sortisce solitamente gli effetti desiderati, perché la prospettiva del dolore è più forte. Cosa fare, dunque?
Semplice: dagli più dolore di quanto non possa sopportare. Non cercare di convincerlo che starà bene se farà o se acquisterà, ma cerca di fargli capire quanto starà male se NON farà quello che gli stai proponendo. Lui si identificherà col dolore e farà di tutto per evitarlo.

martedì 21 ottobre 2008

Se il cliente obietta, incasinalo!

Cosa fa il venditore medio quando il suo cliente obietta? Esatto, cerca di convincerlo delle sue ragioni: pessima tattica!
Uno dei più grandi venditori di tutti i tempi è stato Socrate (o Platone, va a sapere...). Leggiti l'Apologia o il Simposio per capire come lui rispondesse alle obiezioni dei suoi interlocutori: è straordinario! Lui lasciava che loro parlassero e non obiettava mai. Semplicemente, prendeva le conclusioni a cui gli altri giungevano e le interrogava, in modo tale che quegli stessi interlocutori si intorcigliassero sui loro ragionamenti per poi alla fine convenire che Socrate aveva ragione.
Un altro grande venditore è stato Gesù Cristo (e lo dico con enorme rispetto, perché la vendita è un'arte nobile e perfino sacra se usata per i fini giusti). Quando i suoi detrattori cercavano di metterlo in castagna con domande maligne e tendenziose, lui non rispondeva mai direttamente, ma con metafore e parabole, in modo che loro stessi non potessero più proseguire con il loro intento disonesto.
Quando vendi, non cadere nella trappola che ti tende il cliente portandoti ad argomentare le sue ragioni. Questo non fa altro che aumentare i contrasti e la sfiducia. Piuttosto, alle obiezioni rispondi sempre con domande che inducano il cliente ad interrogare le sue convinzioni e concludere che la verità potrebbe anche essere diversa. Solo allora puoi esporre le tue argomentazioni.

lunedì 20 ottobre 2008

Il successo è impossibile se temi il fallimento

Uno dei motivi per cui molte persone non raggiungono il successo è perché temono il fallimento. Il fallimento fa parte del processo di crescita e raramente si è vista una persona di vero successo che non abbia fallito almeno una volta.
Il problema è che le persone, soprattutto in Italia, non desiderano il successo per quello che può dare, ma soprattutto per il riconoscimento che ne deriva. Amano ostentare belle auto, una bella casa, godono del prestigio sociale... Dio mio! Cosa penserebbero di me se fallissi! Ed è proprio questo che blocca il successo. Può sembrare paradossale, ma Negli USA, ad esempio, paese dove il mito del successo è così forte, atteggiamento che noi italiani abbiamo sempre in qualche modo spocchiosamente ridicolizzato, fallire non è un'onta come qui da noi. Ho fallito? Okay, ho imparato qualcosa e posso ricominciare!
Ora, la questione è molto semplice. Il successo non piove dall'alto: comporta duro lavoro, molti rischi ed è facile scivolare. E se la paura di scivolare è più forte della meta che si vuole raggiungere, cercheremo di evitare i rischi, precludendoci per sempre il successo.
Devi scegliere: vuoi sentirti dire "bravo" o vuoi il meglio che la vita può darti?

venerdì 17 ottobre 2008

Non dire MAI che non hai tempo

Il tempo è una strana cosa. Di fatto non esiste, è un'invenzione totalmente umana, tant'è che né gli animali né i bambini, prima di imparare a leggere l'ora, hanno la concezione del tempo. Ed anche per noi adulti, la sensazione del suo trascorrere è legata ai diversi stati mentali ed emozionali che proviamo durante la giornata.
Ciò premesso, dunque, affermare di non avere tempo non ha senso, perché dal momento che lo abbiamo inventato noi, abbiamo anche il potere di controllarlo. Noi crediamo di non avere tempo, ma quello che stiamo veramente dicendo è che non conosciamo ancora il modo di gestirlo efficacemente.
Un certo Parkinson (non quello del famigerato morbo, tanto per essere chiari) ha formulato una legge fondamentale sul tempo, che dice che ogni attività umana assorbirà tutto il tempo che a tale attività è stato assegnato. In altre parole, se per fare una cosa pianifichi un'ora di tempo, la farai in un'ora; se per la stessa attività pianifichi mezz'ora, la farai in mezz'ora!
Ti propongo un semplice esercizio. Credi di essere in grado di rosicchiare tre minuti ad ogni trenta minuti di lavoro? Alla fine della giornata ti ritroverai in omaggio quasi mezz'ora di tempo in più! Non male, vero?

giovedì 16 ottobre 2008

Raggiungere gli obiettivi? Naturale!

Fissiamo e raggiungiamo obiettivi in continuazione durante la giornata. Ci alziamo, ci laviamo, facciamo colazione, andiamo al lavoro, fissiamo ed andiamo ad appuntamenti, portiamo i bambini a scuola: magari, finora hai preso tutte queste attività un pò per scontate, ma si tratta di veri e propri obiettivi che richiedono impegno, programmazione e soprattutto azione.
Raggiungere obiettivi più importanti non è proprio così diverso. Cambiano solamente la posta in gioco e, di conseguenza, la nostra capacità di fare i conti con le nostre convinzioni limitanti. Fare le cose di tutti i giorni non è necessariamente qualcosa che desideriamo fare, ma qualcosa che dobbiamo fare. Quando ci fissiamo degli obiettivi specifici, invece, si tratta di qualcosa che desideriamo, quindi l'impegno emozionale è più alto ed a quel punto subentra la paura di non farcela: per questo sembra più difficile e, magari, talvolta decidi di desistere.
Quando ti poni un obiettivo, per quanto ambizioso, devi partire dal presupposto che sei già attrezzato/a per avere successo. Devi solo dargli uno scopo, alzare la posta e fare un'attenta pianificazione. Il resto viene da sé.

Non sei perfetto: fattene una ragione

Vuoi acquistare una casa. Ne trovi una bellissima: grande, ariosa, soleggiata, in pieno centro, coi negozi vicini, ottime rifiniture, ecc. Certo, il prezzo riflette il valore... ma, pur avendo il denaro, non la comperi. Perché?
Perché a te, tutto sommato, non importa granché che sia grande, ariosa o soleggiata, non ti interessa di stare in centro, dei negozi non te ne può fregar di meno... D'accordo, le rifiniture sono davvero buone: troppo poco, però, per giustificare quella spesa, almeno per quanto ti riguarda.
Ecco, noi facciamo la stessa cosa con noi stessi. L'autostima è una stima che facciamo su di noi. Siamo tutti dotati di grandi qualità, facciamo cose più o meno importanti, siamo amati, apprezzati e riconosciuti. Eppure, malgrado ciò, molti di noi non si "comperano". Si prende per scontato ciò che abbiamo, che facciamo e che siamo e diamo importanza a tutto ciò che non abbiamo, non facciamo e non siamo. Un bel modo per incasinarci !
Vuoi vedere schizzare in alto la tua autostima? Comincia a fare un inventario di tutto ciò per cui puoi e devi essere grato e smettila di massacrare i tuoi gioielli di famiglia con assurde aspettative. Tanto non sarai mai perfetto...

martedì 14 ottobre 2008

Attento a ciò che desideri: potrebbe avverarsi

Non è vuota retorica. Quando desideriamo intensamente qualcosa e siamo disposti ad agire ed a pagare un prezzo, quel desiderio si avvera. E' sempre successo e sempre succederà. Ma il punto non è questo. Il punto è: sicuro di desiderare veramente ciò che credi di desiderare?
Un tantino contorto? Ora mi spiego... Cosa desideri per la tua vita? Solitamente parliamo di: denaro, viaggi, casa, piacere, affetto, sesso, una laurea... Okay: perché? Può sembrare una domanda ovvia, ma così ovvia, in realtà, non è. Si confonde facilmente desiderio (cosa voglio) con stato desiderato (come voglio sentirmi) e questa confusione porta spesso persone a perseguire anche per anni un sogno che, una volta raggiunto, alla fine non le appaga. Ed è una triste constatazione, soprattutto per i sacrifici che hanno fatto.
Non lasciarti incantare dalle sirene del desiderio: per un attimo di piacere ti chiedono in cambio la vita. Cerca, piuttosto, di capire come vuoi sentirti e scegli i tuoi obiettivi in base a quello: in questo modo, non puoi non fare centro!

sabato 11 ottobre 2008

Trappole mentali

Un mio carissimo lettore ed amico mi ha chiesto di modificare o, meglio, eliminare l'augurio a calce di tutte le Messe a Punto Quotidiane: ti auguro tutto il successo possibile...
Motivo? Non gli suonava bene, associava il possibile a poco e, quindi, era come se gli augurassi poca cosa. Al limite, sosteneva, meglio augurare tutto il successo che vuoi.
Vorrei condividere con te cosa gli ho risposto, per aiutarti a capire come le nostre convinzioni si trasformino spesso in vere e proprie trappole mentali.

"... Forse è la parola possibile che manda in crisi la tua “vocina” interiore. Tu associ il possibile al poco, ma non mi sto riferendo a ciò che ritieni essere possibile per te nello specifico, ma per un qualsiasi essere umano, che è tantissimo. Forse è la tua vocina che ti sta dicendo: “più di tanto non credo di poter avere o meritare e quest'augurio mi sbatte di fatto in faccia questa realtà tutti i giorni!”.
D’altra parte, se anche ti augurassi tutto il successo che vuoi, cosa ti dice che anche il tuo volere non sia limitato? Voglio dire, se non ritieni possibile di poter avere 100, ma diciamo solo 30, il tuo volere si adatterà a quel 30 perché ritiene che più di così non potrebbe avere, quindi che senso ha desiderare di più?

Secondo me, non è una questione di termini, ma di lettura della realtà. La tua osservazione è molto interessante perché ti aiuta a scoprire qualcosa di te che è magari ancora sepolto. Che si tratti di possibilità o di volontà, ciò che importa davvero è cosa credi di meritare veramente e di poter avere dalla vita.
Tutto il successo possibile vuol dire, semplicemente, che ti auguro di poter avere tutto il successo non che TU ritenga di meritare in questo momento della tua vita, ma che ogni essere umano merita di avere e PUO' avere."